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Contributi a fondo perduto e crediti d’imposta: come cambieranno le agevolazioni con Industria 5.0

Il passaggio dal 4.0 al 5.0 non rappresenta solamente un cambio di slogan, ma piuttosto un’evoluzione significativa.

In questo contesto, i tecnici del governo stanno collaborando con le associazioni di imprese per sviluppare un nuovo pacchetto di crediti d’imposta, finanziato con risorse europee. L’obiettivo è garantire un finanziamento adeguato, con una stima che oscilla tra i 4 e i 5 miliardi di euro, all’interno della revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sarà integrato con un capitolo dedicato a RepowerEu, focalizzato sulla transizione energetica.

La chiave per il passaggio al 5.0 risiede nel collegare gli obiettivi di digitalizzazione del piano di Transizione 4.0 a risultati concreti che le imprese sostenute dagli investimenti dovranno raggiungere in termini di efficienza energetica e decarbonizzazione. Il piano è sotto la supervisione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e prevede un aumento delle attuali aliquote, cercando di avvicinarle il più possibile (in base alle risorse effettivamente disponibili) a quelle, in alcuni casi doppie e che erano in vigore fino al 31 dicembre 2022, arrivando fino al 40%.

Questo rafforzamento delle misure dovrebbe essere applicato a partire dagli investimenti previsti per l’autunno prossimo, tramite una normativa retroattiva che verrà inclusa nel disegno di legge di bilancio. Questo schema dovrebbe essere valido fino al 2025, con una disposizione che agevolerà anche gli investimenti effettuati nei primi sei mesi del 2026, a condizione che entro la fine di dicembre dell’anno precedente sia stato versato un acconto pari almeno al 20%.

L’aumento del beneficio fiscale potrebbe concentrarsi sulle spese più innovative, andando oltre la semplice sostituzione degli strumenti connessi ai sistemi informatici delle fabbriche. Una possibilità che si sta valutando è quella di concedere il massimo beneficio fiscale all’acquisto di beni strumentali 4.0, come macchinari e robot, ma solo se vengono impiegati in progetti di innovazione tecnologica avanzata o programmi ad alte prestazioni, anche dal punto di vista energetico.

Alcuni esempi includono, nell’ambito digitale, soluzioni specifiche come blockchain, cybersecurity, edge e cloud computing. Per quanto riguarda l’aspetto ecologico, si tratta di progetti di ecodesign, l’utilizzo di soluzioni tecnologiche per la produzione di materie prime di alta qualità e l’introduzione di modelli di business basati sul “prodotto come servizio”, al fine di promuovere catene del valore circolari per beni di consumo e strumentali.

Tuttavia, è importante sottolineare che le aliquote finali saranno fondamentali per rendere realmente attrattivo il nuovo programma di incentivi. A partire dal 1° gennaio 2023, il programma Transizione 4.0 è stato praticamente dimezzato, sia per quanto riguarda l’acquisto di beni strumentali che gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione.

Per esempio, l’agevolazione per l’acquisto di macchinari 4.0 è stata ridotta dal 40% al 20% del costo per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro; dal 20% al 10% per investimenti superiori a 2,5 milioni e fino a 10 milioni; e dal 10% al 5% per investimenti superiori a 10 milioni, ma sempre entro un limite di costi ammissibili complessivamente pari a 20 milioni di euro. Inoltre, il credito d’imposta per la formazione 4.0 è stato completamente eliminato nel 2023 e non è ancora chiaro se sarà reintegrato nel nuovo piano in fase di preparazione.

Le aziende potrebbero presto scoprire che, nonostante possano beneficiare di aliquote più generose, accedere agli incentivi sarà più complesso. Questa possibile restrizione emerge dalla risposta del Ministero dell’Economia in commissione Finanze alla Camera, in risposta a un’interrogazione presentata.
Il Ministero fa riferimento a una memoria depositata presso il disegno di legge delega sulla riforma degli incentivi, attualmente in esame al Senato. In questa memoria, l’Agenzia delle Entrate ha proposto una limitazione dell’uso di meccanismi automatici di agevolazione, ufficialmente per garantire ai beneficiari una maggiore certezza rispetto al rispetto dei limiti degli aiuti di Stato.

Una possibile soluzione che si sta delineando è quella di ridurre l’automazione, rendendo necessario per le imprese presentare una richiesta preventiva per poter beneficiare dei crediti d’imposta.

Grazie alle nuove risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), si prevede l’assegnazione di contributi a fondo perduto per sostenere l’Industria 5.0. Questi contributi ammontano a una cifra compresa tra 4 e 5 miliardi di euro e saranno destinati a sostenere gli investimenti delle imprese nell’ambito della digitalizzazione e del risparmio energetico. Rispetto all’Industria 4.0 degli anni passati, gli incentivi ritorneranno a finanziare una percentuale più elevata dei progetti di investimento.

Le risorse dovrebbero essere disponibili già a partire dall’autunno prossimo e copriranno un periodo fino alla fine del 2025, con la possibilità di richiedere i contributi anche nei primi sei mesi del 2026. Questa iniziativa è frutto della collaborazione tra il governo guidato da Giorgia Meloni e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), che dovrebbe utilizzare le risorse provenienti da RepowerEu per promuovere la transizione energetica.

Questi nuovi contributi a fondo perduto rappresentano un’evoluzione rispetto ai vecchi pacchetti 4.0, poiché sono destinati a finanziare l’innovazione digitale e gli investimenti in beni materiali e immateriali in azienda. Le nuove percentuali di crediti d’imposta dovrebbero essere più elevate, intorno al 40%, per gli investimenti effettuati a partire dall’autunno prossimo fino alla fine del 2025, con la possibilità di richiedere i contributi anche per gli investimenti del 2026, purché siano stati “prenotati” entro il 31 dicembre 2025.

Il nuovo pacchetto di crediti d’imposta 5.0 sarà introdotto con la legge di Bilancio del 2024 e avrà effetto retroattivo, includendo anche gli investimenti effettuati negli ultimi mesi del 2023, previsti approssimativamente a partire dal prossimo autunno. Il finanziamento per questo programma proviene dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e dovrebbe ammontare a una cifra stimata tra 4 e 5 miliardi di euro. Queste risorse saranno integrate con quelle provenienti dal RepowerEu, un programma di finanziamento europeo mirato a sostenere gli investimenti nella transizione energetica.

La transizione energetica sarà un elemento chiave nei progetti di investimento dell’Industria 5.0. A differenza delle versioni precedenti, le imprese saranno tenute a perseguire la transizione digitale, mantenendo gli obiettivi precedentemente stabiliti nel vecchio piano Transizione 4.0. Tuttavia, ora le imprese dovranno anche dimostrare risultati concreti in termini di efficienza energetica e, di conseguenza, contribuire alla transizione ecologica. In queste condizioni, i contributi a fondo perduto per gli investimenti aziendali potranno coprire fino al 40% del costo totale del progetto, una percentuale che era in vigore fino al 31 dicembre 2022 prima di essere dimezzata.

Prendiamo ad esempio l’acquisto di macchinari, che nel vecchio piano 4.0 era finanziato al 40% del costo di investimento fino a un massimo di 2,5 milioni di euro. Questa percentuale è stata successivamente dimezzata al 20%, mantenendo lo stesso limite massimo di investimento. Per investimenti superiori a 2,5 milioni di euro e fino a un massimo di 10 milioni, la copertura è scesa dal 20% al 10%. Per investimenti con costi complessivi tra 10 e 20 milioni di euro, il credito d’imposta è stato ridotto dal 10% al 5%. Inoltre, va notato che i contributi a fondo perduto per la formazione 4.0 non sono stati rinnovati nell’anno in corso.

Tuttavia, per i progetti di investimento futuri, le percentuali di finanziamento tramite il credito d’imposta dovrebbero risalire fino al 40%. Questi progetti di investimento dovranno essere caratterizzati da un alto grado di innovazione tecnologica, includendo soluzioni come blockchain, cybersecurity e cloud computing. Dovranno anche promuovere l’ecosostenibilità, con progetti green avanzati che contribuiscano alla transizione energetica, all’ecodesign e alla produzione di alta qualità.

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