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ApprofondisciLa fusione bancaria e le possibili conseguenze sulle piccole e medie imprese
Potrebbe essere l’operazione finanziaria più importante degli ultimi anni! La fusione fra Intesa San Paolo e UBI Banca potrebbe portare alla genesi di un colosso mondiale del credito, con positive ricadute in termini di occupazione (dagli esuberi presentati recentemente nel piano industriale di UBI) alla creazione (si stima) di almeno 2500 posti di lavoro in più.
Una fusione che potrebbe portare ad un colosso con utile consolidato di almeno 6 miliardi di euro dal 2022 in poi. Il passaggio potrebbe, inoltre, avere ricadute positive in termini di efficienza del gruppo e di sviluppo di servizi per l’utenza.
Ma qualche difficoltà potrebbe presentarsi per l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, la spina dorsale dell’economia del Paese. La preoccupazione si concentra soprattutto su un aspetto: in seguito ad una fusione diminuiscono gli interlocutori, quindi si potrebbe acuire la difficoltà di aprire diversi spazi di dialogo fra impresa e istituto bancario. Potrebbero intervenire nuove dinamiche nella valutazione dei clienti. Potrebbero… è vero. Non è detto che avvengano, ma il passaggio dovrà tenere inevitabilmente conto di questo delicato aspetto.
Nel “vecchio” millennio le fusioni fra istituti bancari hanno sempre avuto effetti non positivi sul sistema di accesso al credito per le PMI. Lorenzo Bini Smaghi, al tempo Membro del Comitato esecutivo della BCE, nel 2007 dichiarava, alle luce degli allora recenti consolidamenti in termini di fusione del sistema bancario: “Il consolidamento bancario comporta – per definizione – una riduzione del numero degli enti creditizi e un aumento della loro dimensione. Questo fenomeno, che incide sull’efficienza e sulla concorrenza nel settore, ha un effetto sull’accesso al credito delle piccole o nuove imprese. Il credito alle piccole imprese aumenta a seguito della fusione tra banche piccole, ma tende a diminuire nel caso di fusioni che coinvolgono istituti di grande dimensione. Nel breve periodo, le piccole imprese potrebbero dunque risentire negativamente della fusione tra grandi istituti”.
Sono passati quasi 13 anni con in mezzo la più grande crisi economica dell’era moderna, ma il rischio che queste dinamiche si ripetano è sempre presente. All’indomani della notizia il principale quotidiano bresciano (Giornale di Brescia), ha ospitato un interessante intervento di Mario Mazzoleni, Docente di economia aziendale in UNIBS che, analizzando gli aspetti dell’operazione, ha sottolineato fra le righe come la forte territorialità e lo stretto rapporto fra banca e territorio siano stati un valore aggiunto nell’esperienza di UBI.
Non è detto che questa sintesi virtuosa fra territorio e istituto si rinnovi di fronte a un macro soggetto come quello previsto dalla fusione.
Anche per questo è necessario, per ogni PMI, avere un quadro molto più completo dei canali di potenziale accesso al credito, che non contempli unicamente quello bancario, ma che guardi anche alle forme FIN-TECH e che in ogni caso contempli figure professionali di mediazione creditizia, in grado di suggerire le opportunità migliori in piena indipendenza.
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