Transizione 4.0: siamo quasi al capolinea

A partire dal 2025, la misura più apprezzata dalle imprese manifatturiere italiane entrerà nel suo ultimo anno di applicazione.

A partire dal 2025, la misura più apprezzata dalle imprese manifatturiere italiane entrerà nel suo ultimo anno di applicazione, con due significative restrizioni introdotte dal Governo. Queste limitazioni sono state incluse in un emendamento proposto dai relatori e concordato con l’Esecutivo, che modifica alcuni commi della legge 178/2020 relativi alle regole di accesso al piano.

Va sottolineato che l’emendamento dovrà essere approvato e integrato nella legge di bilancio. Tuttavia, è raro che le proposte avanzate dai relatori o dallo stesso Governo vengano successivamente ritirate.

Partiamo dalla novità principale: il piano Transizione 4.0, che già dal 2024 prevede un monitoraggio della fruizione con l’obbligo per le imprese di comunicare preventivamente gli investimenti, si trasforma in una misura a rubinetto. Per il 2025, infatti, è stato introdotto un limite massimo di spesa fissato a 2,2 miliardi di euro.

Quanto valgono 2,2 miliardi di euro per un anno (e mezzo) di Transizione 4.0? Per comprenderlo, basta considerare alcuni dati: nel triennio 2020-2022 sono stati utilizzati ben 29 miliardi di crediti d’imposta, circa 10 miliardi all’anno, con aliquote più elevate rispetto a quelle attuali. Per il biennio 2024-2025 erano stati inizialmente stanziati 6,4 miliardi di euro (circa 3,2 miliardi l’anno). Tuttavia, solo nel 2024, il ministro Giorgetti ha dichiarato che sono stati erogati crediti d’imposta per oltre 6,3 miliardi di euro. Inoltre, il Governo ha dovuto attingere ulteriori 4,69 miliardi di euro attraverso il decreto fiscale per far fronte all’elevata domanda di crediti d’imposta nel 2024.

Da questi numeri emerge chiaramente che 2,2 miliardi di euro non saranno sufficienti a mantenere la misura operativa fino al 31 dicembre 2025, considerando anche la coda per le consegne prevista fino al 30 giugno 2026.

Ci sono però due ulteriori aspetti da tenere in considerazione. Il primo riguarda l’emendamento che, oltre a fissare un tetto massimo di spesa per Transizione 4.0, elimina definitivamente gli incentivi per i beni immateriali inclusi nell’Allegato B, come i software. L’incentivo, già ridimensionato negli ultimi anni e fissato al 10% per il 2025, viene ora completamente rimosso.

Il secondo elemento riguarda l’efficacia del piano Transizione 5.0. Nel 2024, molte aziende, di fronte alle incertezze sul nuovo piano orientato alla transizione digitale e green, hanno preferito puntare sul più consolidato Transizione 4.0. Nonostante ciò, il piano Transizione 5.0 ha registrato prenotazioni per soli 200 milioni di euro rispetto ai 6,3 miliardi disponibili, rivelandosi poco attrattivo. Tuttavia, una prevista ristrutturazione del piano potrebbe renderlo più interessante per le imprese, spostando parte della loro attenzione su questa nuova misura.

Questi due elementi basteranno a far sì che i 2,2 miliardi siano sufficienti per sostenere Transizione 4.0 fino al termine del 2025? Probabilmente no, ma solo il tempo potrà dare una risposta definitiva.

Vediamo ora nel dettaglio le modifiche introdotte dall’emendamento, il cui testo completo è riportato di seguito.

  • Comma 1, lettere a) e f): viene eliminato l’incentivo per i beni immateriali.
  • Comma 1, lettera b): si stabilisce che il regime attualmente in vigore per i beni materiali cesserà il 31 dicembre 2024.
  • Comma 2: introduce il nuovo regime per i beni strumentali materiali. Questo continuerà a riguardare gli investimenti in beni strumentali nuovi effettuati tra il 1° gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025, con possibilità di consegna fino al 30 giugno 2026, a condizione che l’ordine sia stato accettato dal venditore e sia stato versato almeno il 20% di acconto entro il 31 dicembre 2025. La principale novità è l’introduzione di un tetto massimo di spesa pari a 2,2 miliardi di euro per il credito d’imposta. Tuttavia, questo limite non si applicherà agli investimenti per i quali, alla data di pubblicazione della legge (presumibilmente il 31 dicembre 2024), l’ordine risulterà già accettato e gli acconti saranno stati versati.
  • CommI 3 e 4: disciplinano l’applicazione del limite di 2,2 miliardi tramite un sistema di comunicazioni.
    • Comma 3: le imprese che intendono beneficiare del credito d’imposta dovranno inviare al Ministero delle Imprese e del Made in Italy una comunicazione contenente l’importo delle spese sostenute e il credito maturato. Tale comunicazione dovrà essere trasmessa telematicamente utilizzando il modello stabilito dal decreto direttoriale del 24 aprile 2024, che sarà modificato per adeguarsi alle nuove disposizioni.
    • Comma 4: il Ministero delle Imprese e del Made in Italy trasmetterà all’Agenzia delle Entrate un elenco delle imprese beneficiarie e l’ammontare dei crediti d’imposta riconosciuti, seguendo l’ordine cronologico di ricezione delle comunicazioni. Una volta raggiunto il limite complessivo di 2,2 miliardi di euro, il Ministero comunicherà la sospensione delle agevolazioni sul proprio sito ufficiale e interromperà l’accettazione di nuove richieste.

Vuoi maggiori informazioni?

Contattaci

Leggi le ultime news