Proroga moratorie, da luglio le imprese potrebbero essere costrette a pagare la quota interessi

Prorogare fino a fine anno le moratorie e i prestiti garantiti dallo Stato per adeguarsi al Temporary Framework europeo. Il governo italiano è al lavoro su questa tematica per consentire alle imprese colpite dalla crisi in seguito alla pandemia di respirare in attesa della ripresa economica.

Un tema caldo e “pesante” dal punto di vista dei volumi considerando che le moratorie coperte per un terzo da garanzia pubblica valgono oggi circa 150 miliardi, mentre altri 150 miliardi sono frutto di accordi fra le associazioni di categoria.

Sembra assolutamente fuori discussione la proroga delle moratorie fino alla fine di dicembre 2021, rispetto all’attuale scadenza di giugno, ma prende corpo l’ipotesi che la moratoria così prorogata possa riguardare soltanto la quota capitale della rata di mutui e leasing, obbligando a quel punto il beneficiario a ricominciare a pagare gli interessi, a partire dal mese di luglio.

Facendo una proiezione, significherebbe ricominciare a pagare circa il 15/20 per cento della rata, considerando che tale è il peso della quota interesse. Ma le situazioni potrebbero essere molto diversificate in funzione dell’anzianità del mutuo.

E’ noto, infatti, che la quota interesse nei primi anni di mutuo pesa molto di più del 20 per cento e arriva anche al 70 per cento. Se, quindi, le moratorie fossero prorogate per la sola quota capitale, alcune imprese si troverebbero a dover pagare le rate in una percentuale molto significativa sul totale.

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