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Produzione industriale nel bresciano: 1° trimestre 2023 in crescita

Lo evidenzia un’indagine del Centro Studi di Confindustria Brescia sui dati relativi al periodo tra gennaio e marzo.

Nel primo trimestre del 2023, la produzione manifatturiera bresciana ha registrato un’andamento positivo, confermando le buone prestazioni di crescita del 2022. In particolare, la variazione rispetto al trimestre precedente è stata del +2,2% (congiunturale), mentre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente la variazione è stata del +2,4% (tendenziale). Tuttavia, questa variazione positiva è caratterizzata da un nuovo rallentamento rispetto alle rilevazioni precedenti.

È quanto emerge dall’indagine congiunturale del Centro Studi di Confindustria Brescia relativa ai dati del periodo tra gennaio e marzo 2023.

Come risultato di queste evoluzioni, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine del 2023, è pari al +2,7%, di cui solo lo 0,5% è dovuto alle prestazioni del 2022. La situazione continua quindi ad essere positiva, anche se con una leggera flessione rispetto alle precedenti rilevazioni.

Durante il periodo considerato, il 49% degli operatori intervistati ha registrato una crescita dell’attività rispetto al trimestre precedente, mentre il 27% ha segnalato il mantenimento dei volumi prodotti e il 24% ha evidenziato una flessione nella produzione.

La disaggregazione della variazione della produzione per classe dimensionale mostra un andamento omogeneo, con una variazione del +4,1% per le imprese micro, del +1,8% per le piccole, del +1,3% per le medie e del +2,1% per le grandi.

In riferimento alla dinamica congiunturale per settore, l’attività produttiva ha mostrato generalizzati rialzi. In particolare, le performance sono state particolarmente positive nel settore della metallurgia (+3,2%), del chimico, gomma e plastica (+3,1%) e del legno e minerali non metalliferi (+3,0%). I comparti della moda (+2,4%) e della meccanica (+2,3%) hanno invece evidenziato una crescita più contenuta, mentre gli operatori del settore alimentare hanno segnalato una contrazione (-2,4%).

Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato all’80%, in aumento di un punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente (79%) e leggermente inferiore rispetto al primo trimestre del 2022 (82%).

Le vendite sul mercato italiano sono aumentate per il 40% delle imprese, rimaste stabili per il 43% e diminuite per il 17%. Le vendite verso i Paesi comunitari sono cresciute per il 34% degli operatori, calate per il 17% e rimaste stabili per il 49%. Le vendite verso i Paesi extra UE sono aumentate per il 30%, diminuite per il 25% e rimaste invariate per il 45% del campione.

Il 33% delle imprese ha riportato un aumento medio dell’1,8% nei costi di acquisto delle materie prime, il tasso di crescita meno intenso dal terzo trimestre del 2020. Nello stesso periodo, il 31% degli operatori ha rivisto al rialzo i prezzi di vendita dei prodotti finiti, con un aumento medio del 0,5%. Queste tendenze sembrano indicare un riequilibrio delle tensioni rilevate negli ultimi anni, ma non si è ancora verificata una vera inversione di tendenza e la perdita di marginalità cumulativa dal terzo trimestre del 2020 è senza precedenti: i prezzi di vendita sono aumentati del 39%, contro il 134% di aumento dei costi di acquisto.

Con riferimento ai fattori che limitano la produzione, il 40% delle aziende non segnala alcun problema in particolare, come nella precedente rilevazione, ai massimi livelli dal 2020 ad oggi. Le restanti risposte si concentrano sulla domanda insufficiente (27%, in crescita rispetto al passato recente), sulla scarsità di manodopera (18%, il valore più alto degli ultimi anni) e sulla scarsità di materie prime e macchinari (8%, il valore più basso dal finire del 2020). In questo contesto, non ci sono ancora problemi significativi legati alla stretta creditizia recente o all’aumento dei prezzi dell’energia, che aveva colpito importanti segmenti produttivi nei mesi scorsi.

Le prospettive per i prossimi mesi sono relativamente ottimistiche: il 42% delle imprese prevede un aumento dell’attività, l’11% una diminuzione e la maggioranza degli operatori (47%) prevede di mantenere i livelli produttivi attuali. I settori con le prospettive più positive sarebbero la metallurgia, il chimico, la gomma e la plastica e la meccanica.

Il 32% delle aziende ha riportato un aumento degli ordini dal mercato domestico, mentre il 52% li ha segnalati come stabili e il 15% in diminuzione. Gli ordini da parte degli operatori comunitari sono aumentati dal 32% delle imprese, rimasti stabili per il 53% e in diminuzione per il 15%. Gli ordini provenienti dai mercati extra UE sono aumentati per il 28%, rimasti stabili per il 62% e diminuiti per il 10%.

Il tasso di produzione assicurata si attesta a 67 giorni, con una forte variabilità a livello settoriale. Questo dato è in diminuzione rispetto alla precedente rilevazione (81 giorni), nonostante l’andamento degli ordini complessivamente positivo. Ciò potrebbe indicare una minore capacità di “visione” da parte delle imprese intervistate, in una fase ciclica ancora complessa e densa di incognite.

Secondo l’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia, il 70% delle imprese manifatturiere locali ha progetti di investimento per il 2023. In particolare, il 45% ha intenzione di realizzare iniziative volte ad accrescere la capacità produttiva, mentre il 25% prevede progetti per mantenere l’attuale capacità. Il restante 30% delle aziende non ha piani di investimento e la motivazione principale risiede nel fatto che le immobilizzazioni a disposizione sono sufficienti (67% delle risposte).

In generale, le imprese che hanno piani di investimento prevedono un’ulteriore intensificazione rispetto all’anno precedente (40%), mentre solo il 17% si aspetta una riduzione. Tuttavia, ci sono fattori che potrebbero influenzare negativamente le strategie di investimento, tra cui l’incertezza per il futuro (42%), la mancanza di personale (24%) e l’insufficiente livello di domanda attesa (22%). Va comunque sottolineato che il 34% delle imprese interpellate non ha evidenziato alcun elemento di freno e che la carenza di risorse, derivante dalla ridotta capacità di autofinanziamento e/o dalle più stringenti condizioni di offerta del credito bancario, riguarda solo una piccola minoranza dell’industria bresciana.

(fonte: Confindustria Brescia)

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