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ApprofondisciSpesso ci si chiede, parlando del PNRR, come possa impattare sulle piccole e medie aziende e come queste possano cogliere e utilizzare appieno le risorse stanziate. Il PNRR rappresenta un’opportunità significativa che si può cogliere in diversi modi, ma che, allo stato attuale e per quanto riguarda le imprese non è compiutamente valorizzata, come dimostrato da una recente indagine Unioncamere su dati dell’Istituto Tagliacarne. Nell’indagine vengono evidenziati alcuni aspetti importanti in tema di numero di aziende interessate.
La situazione fa sorgere immediatamente due domande:
Tra le aziende meno “attivate” sul tema troviamo le PMI.
Quali risposte si possono dare alle due domande?
La risposta alla prima è contenuta implicitamente nella dichiarazione del Presidente di Unioncamere. La proprietà o il titolare delle PMI sono troppo impegnati a gestire il quotidiano e l’attività di tutti i giorni per preoccuparsi dei contesti e degli scenari. In moltissimi (non tutti per fortuna) fanno e non gestiscono e, quindi, non riescono ad utilizzare il tempo per analizzare le opportunità complesse o articolate come quelle del PNRR. Questo è il motivo per cui 71 aziende non utilizzeranno la spinta del piano.
Questa risposta ci conduce direttamente alla seconda domanda, alla quale si può rispondere solo dopo aver cercato di capire la situazione delle imprese. In questo ci aiuta uno studio che, seppur di qualche anno fa, può essere considerato attuale (stante anche il periodo di sospensione delle attività che il Covid-19 ha comportato). Si tratta del 2° Rapporto dell’Osservatorio 4.Manager che ha cercato di individuare come evolvono le figure di imprenditori e manager. Nel rapporto si legge: “Oggi però avvertono (gli imprenditori italiani n.d.r.) chiaramente che ciò non è più sufficiente e affermano due esigenze destinate a modificare sostanzialmente la struttura delle PMI italiane:
Dunque, il mondo delle PMI sente il bisogno di avere strumenti (e persone) manageriali. La vita aziendale normalmente, oggi, richiede la presenza e il ruolo dell’imprenditore al centro di ogni azione. Perché non si cercano sul mercato altre figure manageriali con specifiche competenze? Perché costano troppo e molto spesso la consulenza non è utile alla vita dell’azienda in maniera soddisfacente.
Le soluzioni potrebbero essere legate all’uso del Temporary e del Fractional Manager, soluzioni che in altre realtà economiche non italiane sono ampiamente utilizzate.
Di cosa si tratta?
Il Temporary manager è un gestore a tempo, mentre il Fractional manager è un gestore a tempo part time.
Si tratta di figure di lavoratori autonomi o “societari” che offrono il loro supporto per un periodo definito (es. un anno) o per un periodo limitato durante il mese o la settimana (es. 6 giorni al mese o tutti i lunedì come presenza in azienda). Entrambe le figure lavorano per obiettivi da raggiungersi in un tempo definito. La caratteristica di queste figure è quella di avere una esperienza significativa in contesti strutturati e una formazione on the job (basata sull’esperienza lavorativa) di molti anni (tra i 10 ed i 15). A questo deve aggiungersi una serie di skill specifiche, come una fluidità di pensiero e una leadership basata sulla consapevolezza delle competenze acquisite tale da generare sicurezza.
Il FM ed il TM non sono consulenti, ma si immedesimano e “amano” l’azienda a cui appartengono, diventando a tutti gli effetti elemento costitutivo della direzione apicale e trasmettendo competenze e conoscenze che resteranno patrimonio dell’imprenditore e di tutti coloro che sono i primi riporti dello stesso. Sono gestori e formatori.
Per questo possono essere la soluzione per le PMI anche se il loro utilizzo prescinde dalla dimensione numerica e di fatturato dell’azienda, in rapporto al PNRR. Possono essere importanti perché apportano competenze specifiche, specializzate e gestionali, soprattutto di alta qualità ad un costo contenuto. Competenze che sono centrali all’interno delle missioni del PNRR.
L’utilizzo del Temporary manager e del Fractional manager potrebbe permettere di far fare un salto a tutto il tessuto produttivo e dei servizi, valorizzando quella ricchezza (le PMI) che tutto il mondo ci invidia.
Un ruolo centrale in questo processo lo potrebbe (dovrebbe) avere il Governo. Si potrebbe utilizzare una parte (piccolissima) delle risorse del PNRR per favorire l’immissione di competenze nelle PMI attraverso agevolazioni di tipo economico.
(Fonte: Ipsoa)
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