Nuovi controlli sui contributi pubblici: cosa cambia per le imprese

Comprendere le regole per trasformare l’incertezza in opportunità

Il mondo della finanza agevolata evolve, e con esso anche i meccanismi di controllo legati all’erogazione di fondi pubblici. A partire dal 1° gennaio 2024, una nuova disciplina introduce criteri più precisi (per certi versi più snelli) per verificare come vengono utilizzati i contributi statali.

La soglia di rilevanza: un milione di euro o il 50% del fatturato

Le verifiche scatteranno solo se il contributo pubblico ricevuto supera il milione di euro oppure rappresenta oltre la metà del fatturato, dei ricavi o del valore della produzione dell’ente o impresa beneficiaria. In questo calcolo, però, non rientrano alcune voci: corrispettivi derivanti da vendita di beni o servizi alla Pubblica Amministrazione, indennizzi, crediti d’imposta e contributi distribuiti in modo generalizzato, cioè non mirati a un beneficiario specifico.

Chi è escluso dal perimetro dei controlli

Il legislatore ha scelto di concentrare l’attenzione su determinati canali di spesa pubblica, lasciando fuori dal monitoraggio diversi soggetti. Sono esentati:

  • Le realtà del Terzo Settore;
  • Le organizzazioni che ricevono aiuti da enti locali;
  • Le società quotate e le loro controllate;
  • I contributi non a carico dello Stato centrale.

A essere osservati saranno dunque solo i fondi provenienti direttamente dalle amministrazioni centrali, da società pubbliche da esse partecipate in maggioranza o da enti pubblici non economici vigilati.

Come funzionerà il nuovo sistema di controllo

Ogni sostegno pubblico sarà tracciato e monitorato in modo incrociato. Da una parte, lo Stato e le sue articolazioni dovranno comunicare alla Ragioneria generale le imprese o gli enti destinatari di fondi. Dall’altra, chi riceve i contributi dovrà produrre una relazione (da inviare in modalità telematica entro il 30 aprile 2026) nella quale si certifichi che le risorse sono state utilizzate in coerenza con gli obiettivi dichiarati o per la realizzazione dei progetti previsti.

Se la relazione non viene trasmessa nei tempi stabiliti, o se da essa emergono discrepanze, il meccanismo è chiaro: lo Stato potrà interrompere l’erogazione del contributo, anche nel caso di piani pluriennali con più rate.

Un cambio di passo ragionato (e ragionevole)

Il nuovo sistema nasce da un percorso di confronto politico e istituzionale che ha portato a un approccio più equilibrato rispetto all’idea iniziale – che prevedeva controlli anche a partire da 100mila euro. L’ultima versione del decreto ha ricevuto il parere favorevole del Consiglio di Stato e alza l’asticella, limitando gli oneri burocratici alle realtà effettivamente rilevanti. Un passo avanti per semplificare senza rinunciare alla trasparenza.

Cosa cambia per le imprese

Per le aziende che si trovano in prossimità della soglia di un milione di euro o che vedono nei contributi pubblici una componente significativa del bilancio, questo nuovo assetto richiede maggiore attenzione nella rendicontazione. È essenziale predisporre documentazione chiara, trasparente e coerente con le finalità del progetto finanziato.

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