Challenger Bank e Mediatore Creditizio: la Nuova frontiera della finanza digitale tra opportunità e consulenza
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ApprofondisciL’enorme interesse suscitato dagli agricoltori verso gli investimenti nel Parco Agrisolare e nei contratti di filiera ha portato a un raddoppio delle risorse destinate al “Pnrr Agricolo”. Dopo l’approvazione da parte di Bruxelles, il finanziamento è passato da 3,68 miliardi a 6,53 miliardi, cui si aggiungono gli 1,2 miliardi destinati al settore agricolo del Piano Nazionale Complementare, portando il budget totale a quasi 8 miliardi di euro. Il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, si dichiara soddisfatto per questo aumento senza precedenti di risorse destinate all’agricoltura italiana.
L’aumento complessivo dell’allocazione per l’Italia è di 2,85 miliardi, di cui 2 miliardi sono destinati ai contratti di filiera e 850 milioni al Parco Agrisolare. Oltre agli investimenti, quali sono i nuovi meccanismi introdotti?
Inizialmente, ci siamo concentrati su misure e investimenti che hanno dimostrato di catturare l’interesse degli imprenditori e di garantire un impulso significativo. Il progetto Agrisolare, ad esempio, non solo contribuisce a ridurre l’inquinamento, ma genera anche energia da fonti rinnovabili, offrendo risposte positive su più fronti. Analogamente, i contratti di filiera, rafforzando la produzione agricola e la trasformazione industriale, aprono la strada a ulteriori investimenti nell’indotto. È importante sottolineare che per i contratti di filiera è prevista la creazione di un fondo specifico gestito da Ismea, che si occuperà delle istruttorie tecniche e della stipula dei relativi contratti. Abbiamo ascoltato attentamente le esigenze degli imprenditori, una pratica che forse era stata trascurata in passato.
Ciò implica che in passato non c’era un’attenzione sufficiente alle voci degli imprenditori?
Durante la campagna elettorale dell’anno scorso, c’erano partiti che sostenevano la non necessità di modificare il Pnrr per alcun motivo. Al contrario, noi proponevamo dei cambiamenti, poiché ritenevamo che mancasse un confronto adeguato con le parti sociali e con il Parlamento.
Continuate a attribuire colpe agli amministratori precedenti?
Non stiamo incolpando nessuno. Gli amministratori precedenti hanno svolto un lavoro importante nell’elaborazione del Piano, ma a nostro avviso, mancava un dialogo approfondito con gli operatori del settore. Da qui sono derivare misure che, se non corrette, avrebbero potuto penalizzare la spesa pubblica. Forse era giusto che il nostro governo, con una visione politica chiara, assumesse la responsabilità di chiedere modifiche a quella impostazione.
Ad esempio, per quanto riguarda l’Agrisolare, il problema iniziale non era tanto la mancanza di interesse quanto il vincolo dell’autoconsumo, imposto non dal governo italiano ma dalla Commissione Europea.
Concordo. Inizialmente, il vincolo dell’autoconsumo, che limitava gli investimenti negli impianti fotovoltaici alle esigenze energetiche individuali delle aziende, ha scoraggiato l’interesse. Tuttavia, grazie al lavoro svolto con il responsabile del Pnrr presso il Ministero dell’Agricoltura, il direttore generale Marco Lupo, abbiamo persuaso la Commissione a sostituire il concetto di autoconsumo aziendale con quello più ampio delle “comunità energetiche”. Questo approccio è stato accolto con entusiasmo a Bruxelles.
Può spiegare come la Commissione ha reagito positivamente a una modifica della sua stessa impostazione?
Dallo sviluppo del Piano di Ripresa a oggi, molte cose sono cambiate. Il Piano è stato inizialmente concepito per rilanciare l’economia europea e sostenere i paesi colpiti dalla pandemia. Tuttavia, con lo scoppio del conflitto russo-ucraino e l’aumento dei prezzi del gas, le esigenze di autosufficienza energetica sono diventate prioritarie. Questo ha portato a un cambio di atteggiamento da parte della Commissione. Abbiamo proposto di modificare il Piano non solo rispetto alla sua impostazione iniziale ma anche in base ai nuovi scenari. Le modifiche apportate alla regola dell’autoconsumo hanno catalizzato gli investimenti, consentendoci di triplicare il target entro il 30 giugno 2026: da una previsione di potenza installata di 375 MW, siamo passati a 1,38 GW. Inoltre, grazie alla velocità delle procedure e al numero di richieste, abbiamo anticipato il target intermedio (da dicembre 2024 a giugno 2024) per l’individuazione dei beneficiari per 1,5 miliardi.
Sono stati stanziati 800 milioni per le infrastrutture, tra cui mercati all’ingrosso, porti e ferrovie. Tuttavia, le ferrovie sembrano avere avuto recentemente alcuni problemi…
Non ci sono stati problemi significativi. Posso solo confermare che continuerò a fare tutto il necessario per svolgere al meglio il mio ruolo e le mie competenze. Su questo fronte, stiamo investendo per facilitare il trasporto di merci deperibili come i prodotti alimentari di qualità, riducendo i costi per le imprese e migliorando l’efficienza.
In merito alla meccanizzazione, ha lamentato che sostituire i trattori convenzionali con quelli elettrici era impossibile. Qual è la situazione attuale?
Per quanto ne so, mancano le colonnine di ricarica per le auto, specialmente nelle città, figuriamoci nelle campagne. Nel corso dei colloqui con Bruxelles, abbiamo evidenziato che la meccanizzazione in agricoltura non riguarda solo i trattori, ma anche strumenti per la trasformazione, come le macchine raccoglitrici in grado di riconoscere la frutta matura. Esistono soluzioni non inquinanti e simili investimenti possono essere effettuati anche nelle stalle e negli allevamenti. C’è una crescente richiesta di innovazione in agricoltura, come dimostra il successo del recente bando del fondo Ismea per l’innovazione, che ha registrato 27.000 accessi in un’ora.
In Italia, c’è grande attesa per gli interventi sull’efficientamento delle strutture irrigue. Come si affronta questa sfida?
Questo è un capitolo gestito principalmente dalle Regioni, con investimenti che passeranno attraverso i consorzi di bonifica. Una delle sfide principali è che non tutti i consorzi sul territorio sono attrezzati per gestire queste misure, alcuni sono più efficienti di altri. Al lancio del Pnrr, alcune Regioni avevano tutti i propri consorzi commissariati. Attualmente, stanno lavorando per ristabilire la normalità amministrativa. Certo, ci sono criticità, come in ogni contesto complesso come il Pnrr, ma l’importante è che, grazie al lavoro svolto dal governo, abbiamo dimostrato a Bruxelles che l’Italia è capace di utilizzare in modo efficace le risorse assegnate, come evidenziato dall’anticipo del bando sull’agrisolare.
Il gioco di squadra sembra essere fondamentale sia per il Pnrr che per altre sfide nel settore agroalimentare in Europa. Come viene gestito questo aspetto?
In Italia, ciascuno indossa la maglia della propria squadra, ma in Europa è essenziale agire uniti, come una nazionale. Negli ultimi mesi, sia per il Pnrr che per questioni cruciali come gli imballaggi o i tagli ai fitofarmaci, il governo ha potuto contare sul sostegno di eurodeputati di diverse fazioni, come De Castro, Dorfmann e Procaccini. Grazie a questo gioco di squadra, abbiamo proposto al Consiglio Agrifish di riconoscere gli agricoltori come bioregolatori e di difendere il loro ruolo nella tutela dei territori e dell’ambiente. Questo approccio è condiviso anche da altri paesi come la Francia, e proponiamo a Bruxelles di aumentare le risorse della Politica Agricola Comune per contrastare la tendenza al declino delle aziende agricole, che in Italia è stato del 35% in pochi anni (con picchi del 40% al Sud e nel settore della pesca) e del 28% nell’Unione Europea. Riteniamo sia fondamentale invertire questa tendenza, soprattutto alla luce degli attuali scenari geopolitici, che enfatizzano l’importanza dell’autosufficienza agroalimentare in tutta Europa.
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