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Credito d’imposta ZES unica, firmato il decreto attuativo

Sbloccati incentivi per 1,8 miliardi di euro.

Dopo una complessa gestazione amministrativa, si sblocca il credito d’imposta per le aziende che investono nella Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno. Questo intervento ammonta a 1,8 miliardi di euro, stanziati con il decreto Sud dello scorso settembre.

Il ministro dell’Economia ha firmato il decreto attuativo della misura, adottata dal Ministero per gli Affari Europei, il Sud, la Coesione e il Pnrr, con la concertazione del Mef. Dal 12 giugno al 12 luglio le aziende interessate dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024 e quelle che prevedono di effettuare fino al 15 novembre prossimo, termine ultimo per accedere all’incentivo (un successivo provvedimento delle Entrate definirà il modello di comunicazione).

Il decreto attuativo risolve una situazione che aveva portato molte imprese a sospendere o rinunciare agli investimenti a causa dell’incertezza presente dall’inizio dell’anno. Tuttavia, la strategia del governo sulla Zes unica rimane incompleta, poiché non è stato ancora emanato il Piano Strategico atteso.

Il credito d’imposta è disponibile per tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica e dal regime contabile, sia già operative che nuove nella Zes unica, per investimenti iniziali tra 200mila euro e 100 milioni, come definiti dal Regolamento Ue 651/2014. Sono agevolati l’acquisto o il leasing di macchinari, impianti e attrezzature destinati a strutture nuove. È permesso anche l’acquisto di terreni e l’acquisizione, realizzazione o ampliamento di immobili strumentali, ma entro il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato. Sono esclusi i beni destinati autonomamente alla vendita, quelli trasformati o assemblati per la vendita finale e i materiali di consumo. Il perimetro geografico include le zone assistite delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, e quelle della regione Abruzzo individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.

Il credito d’imposta varia a seconda delle regioni, delle dimensioni dell’impresa e dell’entità dell’investimento. Nelle regioni Calabria, Campania e Puglia, il credito è pari al 40% degli investimenti ammissibili; in Basilicata, Molise e Sardegna al 30%; in Abruzzo al 15%. C’è una deroga speciale con incentivo al 50% per due aree specifiche, Taranto in Puglia e il Sulcis in Sardegna, interessate dal programma Just Transition Fund finanziato con fondi europei. Le percentuali variano in base al valore del progetto: sotto i 50 milioni, i massimali aumentano di 10 punti percentuali per le medie imprese e di 20 per le piccole imprese. Quindi, il beneficio più alto raggiunge il 70% per una piccola impresa che investe meno di 50 milioni nella provincia di Taranto o nell’area del Sulcis.

Il decreto attuativo specifica che per i progetti superiori a 50 milioni, l’incentivo deve essere calcolato secondo la metodologia dell'”importo di aiuto corretto” del regolamento UE 651/2014 e prevede un rigido meccanismo di controllo per verificare il rispetto del tetto delle risorse, fissato a 1,8 miliardi di euro. Al di là delle percentuali indicate, l’ammontare effettivo del credito d’imposta spettante sarà determinato dall’Agenzia delle Entrate rapportando il limite complessivo di spesa all’ammontare totale dei crediti d’imposta richiesti. In pratica, se le richieste supereranno il limite di 1,8 miliardi, il credito d’imposta sarà proporzionalmente ridotto tra gli aventi diritto.

Il credito d’imposta ZES non sarà cumulabile con quello del programma Transizione 5.0, mentre è prevista la cumulabilità con altri incentivi che non sono considerati aiuti di Stato, con aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato relativi agli stessi costi, a condizione che il cumulo non superi l’intensità di aiuto più elevata consentita dalle norme UE.

Se i macchinari oggetto dell’investimento non entrano in funzione entro il secondo anno, il “bonus” verrà rideterminato al ribasso escludendo tale costo. Lo stesso vale se, nei primi cinque anni, il bene viene dismesso, ceduto a terzi, destinato a usi estranei all’attività d’impresa o a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione. Inoltre, c’è l’obbligo di mantenere l’attività nella ZES unica per almeno cinque anni una volta completato l’investimento, pena la decadenza completa dai benefici.

Tra gli adempimenti a carico delle imprese, oltre alla comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate, è prevista anche una certificazione obbligatoria, rilasciata dal revisore dei conti o da una società abilitata, che attesti l’effettivo sostenimento delle spese.

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