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La situazione di pandemia e la relativa crisi diffusa nelle imprese europee fanno slittare l’entrata in vigore delle nuove e più stringenti normative
Slitta di tre mesi l’entrata in vigore del nuovo regolamento UE sul default, grazie alla riattivazione delle moratorie sui crediti deteriorati (quelli, per capirci, che rischiano di non essere pagati alle banche), decisa dall’Autorità bancaria europea per non peggiorare la situazione di molte imprese del continente già colpite duramente dalla crisi legata alla pandemia.
Fino al 31 marzo 2021, quindi, le stringenti regole sullo stato di insolvenza che avrebbero dovuto entrare in vigore dall’1 gennaio, rimarranno ancora in sospeso.
Ma il timore di banche e imprese pare essere soltanto rimandato.
Le nuove regole, infatti, prevedono che un’azienda risulti insolvente a fronte di un arretrato di 90 giorni per importi superiori ai 500 euro e pari almeno all’1 per cento del totale delle sue esposizioni. Nel caso delle piccole e medie imprese con esposizioni inferiori al milione di euro, lo stato di cattivo pagatore potrà scattare con un arretrato di soli 100 euro, sempre pari almeno all’1 per cento del totale delle esposizioni.
Un irrigidimento che, per ora e causa Covid, viene momentaneamente sospeso, tenendo in vita la precedente normativa.
Il rischio è che all’entrata in vigore, queste nuove regole siano destinate ad ampliare la platea dei cattivi pagatori, diminuendo, di fatto, le possibilità di accesso al credito tramite il canale bancario per molti soggetti.
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