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ApprofondisciIl profilo delle imprese che si trovano in difficoltà finanziaria e ad alto rischio di insolvenza è aumentato notevolmente durante l’anno nero del Covid. Questa categoria di aziende, definita “zombie”, nonostante non sia necessariamente composta da “morti che camminano”, si trova spesso in una condizione di difficoltà per cui non può operare secondo le normali condizioni di mercato. Tuttavia, molte di queste imprese possono risanarsi e rientrare a pieno titolo nel mercato. In Italia, queste aziende sono state al centro di uno studio Cerved, basato sui bilanci 2021, che ha evidenziato come in questo momento il numero di imprese “zombie” sia di circa 23.262 unità, che rappresentano un’ulteriore riduzione rispetto all’anno precedente.
Questa riduzione è stata favorita dalla ripresa economica del 2021, che ha permesso a molte imprese di uscire dallo stato di difficoltà finanziaria. In particolare, il Fondo di Garanzia ha dimostrato di essere uno strumento efficace di stabilità e resilienza, visto che ha finanziato circa il 28,8% delle aziende considerate “zombie” nel 2019, e il 70% di queste ha ottenuto un risanamento grazie alle risorse del Fondo di Garanzia.
Tuttavia, il restante 30,4% delle aziende ha continuato ad avere difficoltà, portando alla perdita di 1,3 miliardi di finanziamenti. In generale, la presenza di aziende “zombie” nel sistema produttivo comporta diversi svantaggi, come l’impossibilità di investire capitali in modo più produttivo altrove, la difficoltà di accesso al credito per le imprese sane e le startup, la stagnazione e la disincentivazione dell’ingresso di nuovi operatori. Inoltre, le aziende “zombie” aumentano il costo del denaro e aumentano la probabilità di shock finanziari.
Nel triennio in questione, sebbene il numero di aziende “zombie” sia diminuito, i debiti complessivi sono rimasti invariati a 130 miliardi di euro, con un indebitamento medio per azienda che è aumentato a 5,6 milioni di euro.
Tra i comparti in cui si verificano più frequentemente i percorsi di recupero delle aziende “zombie” ci sono la lavorazione dei metalli, la logistica e i trasporti, la chimica e la farmaceutica, i servizi assicurativi, finanziari e non finanziari, il largo consumo, l’elettromeccanica e il sistema casa.
D’altra parte, i comparti in cui le imprese “zombie” riscontrano maggiori difficoltà a rientrare a pieno titolo nel mercato sono il sistema moda, i mezzi di trasporto, le costruzioni, i carburanti, l’energia e le utility, l’elettrotecnica e l’informatica.
(fonte: Il Sole 24 Ore)
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