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2023: l’anno dell’agrivoltaico?

958 “operazioni” in rinnovabili nel 2022: più del doppio rispetto all’anno precedente

La situazione geopolitica critica, le tensioni riguardanti il gas e l’enfasi sulla sicurezza energetica in Italia sono i fattori che hanno favorito lo sviluppo del mercato delle energie rinnovabili, che nel 2022 ha registrato 958 transazioni, più del doppio rispetto all’anno precedente, per un totale di 38,9 GW (+160%) e 41,4 miliardi di investimenti (+203%).

Questo è il quadro generale delineato nell’Irex Annual Report 2023, prodotto dal think tank Althesys diretto dal Professor Alessandro Marangoni. Questo rapporto, nel corso degli anni, ha fornito una visione consolidata del mondo della transizione energetica e delle sue prospettive, identificando almeno tre punti fondamentali. Innanzitutto, il notevole aumento dell’agrivoltaico, che supera il solare tradizionale con il 41% delle nuove iniziative nel settore delle energie rinnovabili e richiede investimenti per un valore di 12 miliardi di euro, come riportato da Radiocor. In secondo luogo, è necessario accelerare l’approvazione e la definizione dei nuovi quadri normativi, come richiesto dagli operatori del settore, dato che il 75% dei nuovi impianti green è ancora in fase di sviluppo. Infine, c’è l’esigenza di tracciare una strategia a lungo termine per la transizione energetica.

Prima di tutto, è importante fare una premessa. Lo studio evidenzia che nel 2022 c’è stato un aumento senza precedenti nel settore delle energie rinnovabili, ma il dato complessivo riguardante la capacità installata e gli investimenti include tutti i progetti pianificati dagli operatori, a qualsiasi stadio di avanzamento, considerando che il 95% delle operazioni è di natura endogena e il resto riguarda fusioni e acquisizioni (M&A). “Dei 38,9 GW riferiti all’anno scorso”, afferma il Professor Marangoni, “sono stati effettivamente realizzati poco più di 3 GW (mentre gli obiettivi europei richiederebbero un ritmo di 8-9 GW) e solo un quarto di essi ha ricevuto l’autorizzazione. In altre parole, sebbene alcune semplificazioni abbiano fornito un certo aiuto, non hanno portato a una svolta significativa, anche se nel caso dell’eolico esistono progetti in fase iniziale molto consistenti che non sono stati considerati”. Quali sono le priorità? “È necessario risolvere la questione delle aree idonee, definire il ruolo del Ministero della Cultura, stabilire le condizioni di mercato per le aste, sia quelle esistenti che le nuove, riguardanti la capacità di generazione futura, e sviluppare le normative attese dal mercato, a partire dall’agrivoltaico”.

Gli operatori nel settore dell’agrivoltaico da tempo richiedono una chiara e favorevole cornice normativa e regolatoria che armonizzi le norme regionali con quelle nazionali. Le prospettive di crescita per questa tecnologia sarebbero enormi, considerando che nel 2022 – secondo i dati dell’Irex – l’agrivoltaico si è posizionato al primo posto tra le tecnologie green con 15,8 GW di progetti e investimenti potenziali per un valore di 12 miliardi di euro (pari al 41% del totale), seguito dal fotovoltaico (11,6 GW per 8,3 miliardi di euro) e dall’eolico terrestre (10,6 GW per 14,2 miliardi di euro), rappresentando rispettivamente il 35% e oltre il 19% del mercato. Anche l’eolico offshore ha subito una notevole accelerazione, con la rilevazione di 63 progetti nel 2022 e oltre 50 GW di progetti totali (anche se molti di essi sono ancora solo sulla carta): fino ad oggi, solo una singola struttura è stata effettivamente messa in funzione dopo un periodo di 15 anni di sviluppo. Gli impianti di accumulo, d’altra parte, hanno raggiunto una capacità di 1,4 GW, di cui la maggior parte è rappresentata da pompe idroelettriche. “La realtà”, sottolinea il Professor Marangoni, “è che è necessario elaborare una roadmap articolata e il più ampia possibile per la transizione energetica. Non è sufficiente concentrarsi solo sullo sviluppo delle energie rinnovabili: è fondamentale realizzare anche sistemi di accumulo e garantire il funzionamento degli impianti a ciclo combinato, considerando anche le disponibilità di acqua e lo stato degli impianti idroelettrici”.

Non possiamo dimenticare tre importanti questioni che riguardano il nostro Paese. La prima è il cosiddetto “permitting”: il 75% dei nuovi progetti green è ancora in fase di autorizzazione (nel 2021, sebbene in numero inferiore, questa percentuale era del 70%). Il secondo punto riguarda la persistente e significativa dipendenza dell’Italia dal termico tradizionale per la generazione di elettricità, con il carbone che ha rappresentato il 64% nel 2022 (a causa dell’incremento delle centrali a carbone), mentre l’idroelettrico è sceso all’11% a causa della grave crisi delle precipitazioni, e l’eolico, il solare e il geotermico hanno rappresentato il 20%. Il terzo aspetto riguarda la necessità di una riforma del mercato elettrico, come indicato anche dall’Unione Europea, che dovrebbe essere sviluppato principalmente a lungo termine (piuttosto che a breve termine) al fine di favorire la diffusione delle energie rinnovabili e limitare la volatilità dei prezzi.

(fonte: Il Sole 24 Ore)

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