Gli accordi per l’innovazione

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1. Cosa sono gli accordi per l'innovazione

Gli accordi per l’innovazione rappresentano un’iniziativa del Ministero dello Sviluppo economico (hanno quindi un carattere nazionale), per favorire l’innovazione delle imprese italiane in questo delicato momento storico, in cui le incertezze legate al superamento definitivo della pandemia e al contesto internazionale molto teso, mettono a serio rischio il prosieguo o comunque l’intraprendere progetti di innovazione di lunga durata, in grado di garantire un aumento di competitività dell’azienda nei mercati di riferimento. ù

Si tratta, quindi, di un’agevolazione pubblica che, al contrario di moltissime altre misure, avviene per via negoziale. Significa che l’ente valutatore, una volta preso atto della bontà del progetto presentato dall’azienda, interviene in forma proattiva nel percorso progettuale e di sviluppo delle linee di innovazione in esso contenute.

Gli accordi per l’innovazione sostengono due tipologie di interventi: la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale. Il fine ultimo di tali accordi è quello di favorire percorsi di innovazione coerenti con gli obiettivi di sviluppo fissati dalla UE e di permettere l’accrescimento della competitività delle imprese in determinati settori (considerati strategici) o in determinati territori, anche al fine di salvaguardare il livello occupazionale e accrescere la presenza di imprese, italiane ed estere, sul territorio nazionale, nell’ambito del connubio fra presenza di imprese e aumento del benessere della società.

In sintesi possiamo affermare che gli accordi per l’innovazione mirano a stimolare progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nelle aziende italiane (andando, per altro, a coprire la gran parte dei costi vivi legati a tali progetti) su tre capisaldi di attenzione: le tecnologie, i materiali e i processi innovativi. Rappresentano, quindi, la benzina che lo Stato immette nel motore dell’innovazione italiana.

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2. L'entità dell'agevolazione

Gli accordi per l’innovazione prevedono la concessione di un contributo diretto alla spesa sostenuta dall’azienda per gli interventi di cui in precedenza, andando a coprire un massimo del 50 per cento dei costi relativi alla ricerca industriale e un massimo del 25 per cento dei costi, invece, direttamente connessi allo sviluppo sperimentale. Non solo.

Un ulteriore vantaggio di questa agevolazione è rappresentato dal fatto che al contributo diretto (contributo a fondo perduto dello Stato) si possa aggiungere un finanziamento agevolato che potrà coprire fino al 20 per cento del costo totale rappresentato dalla somma delle spese ritenute ammissibili e direttamente connesse al progetto. Per tasso agevolato si intende il 20 per cento del tasso di riferimento.

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3. Chi può beneficiarne

Gli accordi per l’innovazione si rivolgono ad un’ampia rosa di imprese italiane, proprio per il loro obiettivo: favorire i percorsi di innovazione e la competitività. Tuttavia, il minimo richiesto per i progetti restringe tale rosa ad aziende che abbiano una dimensione e una struttura tale da sopportare senza apnee percorsi di investimento ingenti e strutturati. Questa caratteristica si può rivedere in moltissime imprese italiane, dalle PMI alle MID CAP fino alle medie e grandi aziende.

Formalmente gli accordi per l’innovazione si rivolgono quindi ad aziende di qualsiasi dimensione che abbiano alle spalle almeno due bilanci approvati, quindi ad esclusione delle imprese neo costituite o alle spin off con meno di due annualità di operatività.I settori di riferimento sono molto ampi: le attività industriali e quelle agroalimentari, ma anche le attività artigiane e quelle di servizi indirizzati all’industria.

Da questa “apertura” si capisce che la possibilità di accedere ad un accordo per l’innovazione riguarda una platea enorme di imprese italiane. Non solo. Gli accordi per l’innovazione si rivolgono anche alle imprese agricole e, nel caso di progetti presentati in forma congiunta, agli organismi di ricerca.

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4. Quali progetti possono essere candidati

Agli accordi per l’innovazione, come già accennato anche in precedenza, possono essere candidati progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale che prevedano costi ammissibili non inferiori a 5 milioni di euro e uno sviluppo temporale (durata del progetto) non superiore a 36 mesi.

Da questa caratteristica si evince chiaramente l’obiettivo statale di sostegno all’innovazione: quell’innovazione deve essere “importante” economicamente (e quindi avere conseguenze “importanti” anche sul piano pratico e strategico dell’azienda) e deve essere visibile e operativa nel giro di un arco temporale abbastanza limitato, ovvero 3 anni dall’inizio del progetto.

Ma vediamo più in dettaglio cosa comprendono le due maxi categorie di progetto a cui si rivolge l’agevolazione.

  • Per Ricerca industriale si intendono le attività di ricerca o le indagini approfondite svolte per acquisire nuove conoscenze e nuove capacità al fine di sviluppare nuovi prodotti, processi o servizi. Tale dicitura risulta però parziale, poiché gli accordi per l’innovazione sostengono anche attività di ricerca e indagine al fine di migliorare l’esistente (migliorare prodotti, processi o servizi che l’azienda già mette sul proprio mercato).
    In sintesi, quindi, la ricerca industriale, così come intesa negli accordi per l’innovazione, rappresenta quella rosa di studi funzionali allo sviluppo o ad un notevole miglioramento di prodotti, servizi o processi dell’impresa.
  • Il secondo caposaldo, come accennato in precedenza, è invece quello relativo allo Sviluppo sperimentale. Con questa dicitura lo Stato intende il secondo step, ovvero tutto ciò che avviene dopo l’attività di ricerca e analisi. In sostanza si tratta dell’acquisizione, della strutturazione e dell’utilizzo delle conoscenze e delle capacità (frutto della ricerca) allo scopo di sviluppare o migliorare significativamente prodotti, processi o servizi.
    Per fare qualche esempio pratico: nella rosa delle attività riconducibili allo sviluppo sperimentale rientrano la costruzione di prototipi, la realizzazione di prodotti pilota, i percorsi di test e convalida di nuovi prodotti, processi e servizi, attività effettuate simulando l’ambiente reale che riproduce le condizione operative di produzione.
    In estrema sintesi, si tratta dell’attività pratica di sviluppo del frutto della ricerca, prima della produzione su larga scala dei nuovi prodotti o servizi (o di quelli significativamente migliorati). E’ importante specificare che i progetti, per concorrere ad un accordo per l’innovazione, devono prevedere lo sviluppo delle cosiddette “tecnologie abilitanti fondamentali” ovvero: materiali avanzati e nanotecnologia, fotonica e micro oppure nano elettronica, sistemi avanzati di produzione, tecnologie delle scienze della vita, intelligenza artificiale, connessione e sicurezza digitale.

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5. Le aree tematica oggetto dell'agevolazione

La rosa di aree tematiche oggetto dell’agevolazione legata agli accordi per l’innovazione, così come la rosa di potenziali beneficiari, è molto ampia ed è vincolante per concorrere alla sigla di tali accordi e alla relativa agevolazione.

Ecco di seguito le aree tematiche che possono essere poste alla base dei progetti:
tecnologie di fabbricazione, tecnologie digitali fondamentali, comprese le tecnologie quantistiche, tecnologie abilitanti emergenti, materiali avanzati, intelligenza artificiale e robotica, industrie circolari, industria pulita e a bassa emissione di carbonio, malattie rare e non trasmissibili, impianti industriali nella transizione energetica, competitività industriale nel settore dei trasporti, mobilità e trasporti puliti, sicuri e accessibili, mobilità intelligente, stoccaggio dell’energia, sistemi alimentari, sistemi di bio innovazione nella bioeconomia della UE, sistemi circolari.

Come si evince, si va dal manifatturiero, alla medicina, dall’alimentazione ai trasporti, alla mobilità e all’energia. Gli accordi per l’innovazione contemplano queste aree tematiche a patto che i progetti superino i 5 milioni di euro di valore e si possano esaurire in 3 anni.

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6. Quali spese possono essere valorizzate

Uno degli elementi più importanti di ogni agevolazione statale indirizzata al mondo dell’impresa è definire quali spese sono considerate ammissibili. L’insieme di queste spese concorre alla definizione del budget totale del progetto, oggetto potenziale dell’accordo. E in questo quadro le spese per il personale sono sempre un elemento strategico.

Gli accordi per l’innovazione contemplano l’ammissibilità di spese di personale, limitatamente ai tecnici che partecipano attivamente alle attività di ricerca e sviluppo che sono alla base del progetto. Nel caso del personale dipendente per definire con esattezza il valore ci si rivolge alle tabelle costi standard legate al mondo del lavoro, nel caso, invece, di figure atipiche” come amministratori e collaboratori, il valore viene definito sulla base dei costi indicati nel contratto.

Oltre al capitolo del personale, ci sono altri capitoli rilevanti per la definizione delle spese ammissibili. Per lo specifico bando, infatti, è ritenuto ammissibile il costo per l’acquisto di strumenti e attrezzature di nuova fabbricazione (quindi è escluso tutto ciò che rientra nella categoria dell’usato, anche se rigenerato e revisionato), ma nella misura (e per il periodo di tempo) in cui tali strumenti e attrezzature sono stati utilizzati per la realizzazione del progetto. Se si tratta, quindi, di beni oggetto di ammortamento, saranno giustificabili i costi di ammortamento limitatamente alla durata del progetto e in ogni caso sempre nel limite delle quote fiscali ordinarie di ammortamento. E’ importante specificare che non concorrono alle spese ammissibili i beni acquistati prima della presentazione della domanda di partecipazione agli accordi di innovazione.

Altro capitolo importante è quello relativo alle consulenze, soprattutto trattandosi di progetti che spesso richiedono competenze molto elevate, sia nella fase di impostazione che nella fase di sviluppo. Le consulenze sono, in generale, sempre considerate come spese ammissibili, in particolare lo sono tutte le attività mirate alla ricerca e alla progettazione, che vengono affidate a soggetti terzi, e che siano state affidate formalmente (lettere di incarico specifico o contratti). Il valore del costo ammissibile, in questo caso, è definito in base alla fattura emessa dal soggetto terzo, ovvero dal consulente. Non solo.

Concorrono alle spese ammissibili anche quelli che vengono chiamati “beni immateriali” ovvero in questo caso i risultati di ricerca, i brevetti, il know how ed eventuali diritti di licenza. Per quanto riguarda i materiali, sono ammissibili i costi relativi a quei materiali che vengono utilizzati direttamente per lo svolgimento del progetto (ad esempio le materie prime o i semilavorati che vengono utilizzati per la produzione dei prototipi). Infine c’è il grande capitolo delle spese generali.

Le spese generali sono tutte quelle spese che concorrono allo svolgimento del progetto, ma sono escluse dai capitoli personale, attrezzature e materiali. Queste spese possono concorrere alla definizione del valore progettuale, ma con una soglia specifica, ovvero non possono superare il 25 per cento (un quarto) dei costi agevolabili “diretti” intendendo per “diretti” i costi del personale, delle attrezzature e dei materiali.

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7. Tempistiche di partecipazione

Dal mese di novembre gli accordi per l’innovazione sono stati aperti anche al settore dell’automotive. A partire dal 29 novembre 2022 e fino a esaurimento fondi è possibile presentare domande per progetti relativi al settore dell’automotive.

In questo specifico settore vengono finanziate le seguenti attività di sviluppo e produzione di:
nuovi veicoli nonché sistemi di alimentazione e propulsione che aumentino l’efficienza del veicolo minimizzando le emissioni, tecnologie, materiali, architetture e componenti strutturali funzionali all’alleggerimento dei veicoli nonché dei sistemi di trasporto per la mobilità urbana, nuovi sistemi, componenti meccanici, elettrici, elettronici e software per la gestione delle funzioni principali del veicolo, nuovi sistemi, componenti meccanici elettrici, elettronici e software per sistemi avanzati per l’assistenza alla guida (ADAS), la connettività del veicolo (V2V e V2I), la gestione di dati, l’interazione uomo veicolo (HMI) e l’infotainment, sistemi infrastrutturali per il rifornimento e la ricarica dei veicoli.

Per quanto attiene a tutti gli altri progetti, è prevista la riapertura dello sportello per la presentazione dei progetti in data 31 gennaio 2023; sarà però possibile procedere alla precompilazione delle domande a partire dal 17 gennaio 2023.

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8. Conclusione

Gli accordi per l’innovazione rappresentano oggi uno degli strumenti agevolativi più interessanti a cui rivolgersi per finanziare i percorsi di innovazione di un’impresa. Uno dei vantaggi è la percentuale del contributo a fondo perduto, che raggiunge il 50 per cento dei costi ammissibili per le attività di ricerca e il 25 per cento per quelle di sviluppo. Inoltre anche la possibilità di avere un finanziamento a tasso agevolato per il 20 per cento dell’investimento non è cosa da poco. Ad avvalorare l’agevolazione c’è anche la procedura negoziale, che fa in modo che l’ente assegnatario sia proattivo rispetto al progetto e che produce un confronto costruttivo sulle fasi progettuali e sugli obiettivi fra l’impresa e l’ente pubblico, a garanzia della buona riuscita del progetto. Appare chiaro che, vista la complessità del progetto da presentare, tuttavia, difficilmente le imprese riescono da sole a produrre una documentazione adeguata che dia loro la possibilità di accedere all’accordo. E’ consigliabile, se non addirittura fondamentale per il successo finale, rivolgersi ad una società specializzata come SA Finance, con 26 anni di esperienza nel settore della finanza agevolata, che dispone di tutte le professionalità in grado di accompagnare l’azienda nell’acquisizione di questa agevolazione.

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