La Cessione dei Crediti Fiscali

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1.Introduzione

Cedere il credito fiscale maturato per vari motivi (dall’acquisizione di crediti di clienti nel caso dei bonus edilizi, alla maturazione di crediti per sbilanciamento fra investimenti e ricavi e molte altre fattispecie): questa guida si rivolge alle imprese italiane che hanno su di sé una ingente quantità di crediti d’imposta, indipendentemente dall’origine di tali crediti. Nelle prossime sezioni viene illustrata nel dettaglio l’operazione di “Cessione del credito” affinché la stessa possa rappresentare un vantaggio per l’azienda e non una preoccupazione come oggi spesso capita. Importante, infatti, sottolineare che la gestione di un credito (soprattutto se ingente) da parte di un’impresa, non è cosa da poco e nemmeno semplice. Comporta una conoscenza del settore, comporta un impegno a 360 gradi e risucchia energie e risorse. Cedere un credito permette, a contrario, di ottenere liquidità immediata (con tempi di risposta e liquidazione brevissimi) e liberarsi di incombenze gravose e da preoccupazioni notevoli.

SA Finance (che attraverso il proprio Centro Studi ha elaborato e redatto la presente guida) si pone come soggetto in grado di mettere in relazione tre aspetti chiave della partita: l’impresa che intende cedere il credito, il player che può acquistarlo, la normativa che disciplina la materia. In Italia circolano almeno “30 miliardi di buone ragioni” per considerare l’idea di cedere il proprio credito fiscale.

1.2. Cosa è la cessione del credito fiscale

Quando si parla di “cessione del credito fiscale” bisogna tenere in considerazione che ci si trova a tutti gli effetti davanti a un “prodotto” che può essere sfruttato da un’azienda, al pari di un qualsiasi altro prodotto del mercato, seguendo tuttavia una normativa ben precisa. Questa guida si rivolge, infatti, alle imprese che hanno su di sé, ovvero hanno acquisito per svariati motivi (dal cliente, oppure dalle agevolazioni, oppure li hanno maturati nell’ordinaria gestione) crediti nei confronti dello Stato. Si tratta di crediti nei confronti della fiscalità, che rappresentano un bene molto prezioso. Se, infatti, non sono considerabili contributi (né in conto capitale, né in conto interessi), il funzionamento è molto simile: il “dovuto” allo Stato viene ridotto in misura della capienza del credito, quindi sono a tutti gli effetti uno “sconto” che l’azienda può far valere, un risparmio notevole su somme che sarebbero dovute allo Stato.

Il vantaggio ulteriore dei crediti fiscali è che possono essere “movimentati”, ovvero gestiti. Un’impresa può cedere un credito, qualora ce l’abbia in capo, può vendere un credito, acquisendo in questo modo liquidità, oppure può acquistare un credito, se questo rientra nelle sue strategie finanziarie e gestionali. Ma quando l’azienda matura un credito? In linea di massima un’azienda matura un credito quando gli investimenti che ha messo in campo superano i guadagni, ma ci sono altre forme, come ad esempio l’anticipo sui termini dei versamenti oppure il versamento di quote maggiori rispetto al dovuto.

Un grande capitolo, soprattutto nel momento storico attuale, è anche quello delle operazioni legate allo sconto in fattura e ai bonus edilizi: migliaia di imprese, soprattutto del settore edilizio, hanno acquisito valori di credito molto elevati (si stima che siano oltre 30 miliardi i crediti in capo alle imprese, derivanti dai vari bonus), acquisendoli dai loro clienti. I grandi “capitoli” di cui si parla in questa guida, sono quindi i crediti fiscali “classici” (per classici intendiamo i crediti derivanti da Ires, Irap o Iva) e i crediti fiscali legati all’edilizia (quelli, appunto, derivanti dai molteplici bonus che hanno contraddistinto il mercato italiano negli ultimi anni, dal superbonus, al bonus facciate, ai bonus sismici…). Ed è da subito molto chiaro che l’azienda deve “trattare” il credito come un vero e proprio valore, come un vero e proprio prodotto, come una vera e propria opportunità per ottenere miglioramenti nella propria strategia finanziaria e amministrativa. Se un credito maturato (indipendentemente da quale sia la strada che ha portato alla maturazione) è un valore per l’azienda, appare chiaro che l’azienda debba sfruttarne tutte le potenzialità al massimo livello, ricavandone l’effetto più elevato in funzione delle necessità. Se, ad esempio, un’azienda ha necessità di liquidità e si trova in una situazione in cui ha in capo a sé molto credito, la scelta più adeguata sarà di movimentare quel credito in termini di cessione per ottenere la liquidità necessaria: venderlo alle condizioni migliori che oggi il mercato propone, un mercato che non è più soltanto rappresentato da istituti di credito classici e tradizionali, ma comprende anche player del mondo FIN TECH, grandi imprese, soggetti abilitati all’acquisto e alla movimentazione dei crediti. La rosa dei potenziali acquirenti, insomma, è varia e numerosa, per questo motivo le imprese non devono esitare, ma affidarsi a soggetti qualificati che possono individuare per conto loro i canali più remunerativi per ricavare il maggior vantaggio possibile dal credito acquisito dall’azienda.

1.3.La cessione del credito: tanti vantaggi per l’impresa

Perché un’impresa ha un vantaggio reale e misurabile quando decide di cedere e vendere un credito?

Questa è la domanda che moltissime imprese si fanno, magari perché provano una certa ritrosia a movimentare un “prodotto” che non conoscono a fondo. Il rischio è che l’impresa trattenga su di sé il credito andandolo a compensare, magari impiegando molti anni ad esaurirlo, senza sfruttarne la più grande opportunità: trasformare il credito in liquidità attraverso una cessione. In questo caso il credito mantiene il suo valore, ma l’impresa non ne sfrutterà minimamente le potenzialità. Se invece l’impresa decide di trasformare quel credito in liquidità, si troverà denaro fresco da poter sfruttare per le proprie strategie, per la propria crescita e per il proprio sviluppo. Non senza alcuni vantaggi molto significativi.

Innanzitutto per poter “smaltire” un credito è necessario che l’impresa abbia una capienza fiscale che lo possa contenere. Se, ad esempio, un’impresa ha un credito annuale di 100 mila euro e una capienza fiscale di 80 mila euro (per capienza fiscale intendiamo la quota di tasse che viene pagata annualmente dall’impresa), rischierà di perdere 20 mila euro di credito, subendo un notevole danno. Nel caso della cessione del credito, tutto questo decade, perché non è più l’impresa a dover compensare nei confronti dello Stato, ma sarà l’acquirente a doverlo fare: l’impresa incasserà soltanto il denaro proveniente dalla cessione e potrà utilizzarlo liberamente e come vorrà. Senza contare le tempistiche: il credito viene “smaltito” in diverse annualità oppure su un annualità fiscale, quindi per vedere valorizzato il proprio credito serve attendere del tempo. Nel caso della cessione del credito, il valore derivante viene acquisito immediatamente e subito e l’impresa potrà farlo valere in maniera molto più rapida.

Un grande e duplice vantaggio, inoltre, è rappresentato dalla considerazione della cessione del credito quale forma per ottenere liquidità. Normalmente la liquidità si ottiene stabilendo rapporti con istituti di credito e player finanziari. In quel caso, oltre all’entità della liquidità concessa, le variabili sono soprattutto due: il tasso di interesse richiesto dall’istituto di credito o dal player e la garanzia richiesta. Nel caso della cessione del credito l’effetto è identico (l’impresa ottiene liquidità) ma questi due elementi diventano un vantaggio per l’impresa stessa: lo sconto richiesto dall’acquirente sul valore del credito, se paragonato a un tasso, rappresenta solitamente una percentuale molto vantaggiosa per chi cede il credito, mentre sulla garanzia, vera e propria spada di Damocle, la situazione è ancora migliore: il credito, essendo stato emesso dallo Stato, non necessita di alcuna garanzia, è già garantito in quanto tale. Ben si intende che velocità di “sfruttamento”, condizioni vantaggiose e assenza di garanzia rappresentano già condizioni che non hanno pari sul mercato dell’accesso al credito per un’impresa.

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2.Quali sono i crediti fiscali

I crediti fiscali sono tutti quei crediti che un’impresa può vantare nei confronti del mondo della “fiscalità”. Si tratta, quindi, di crediti che possono essere “spesi” nei confronti dello Stato. Normalmente vengono compensati attraverso tutto ciò che viene pagato con F24, dall’IVA alle tasse, ai contributi per i dipendenti. La particolarità di un credito fiscale è rappresentata dal fatto che segue tempistiche di compensazione spesso imposte e precise.

È, ad esempio, il caso dei bonus edilizi, che non possono essere esigiti immediatamente (sempre che l’impresa abbia una capienza fiscale sufficiente), ma possono essere usufruiti in parti uguali su diverse annualità. Ecco perché la cessione del credito è particolarmente vantaggiosa per le imprese che ne hanno in capo una somma significativa: perché si valorizza il credito immediatamente, senza dover attendere i tempi di compensazione classici, dettati dalle normative di riferimento.

Possiamo suddividere i crediti fiscali in capo alle aziende in due grandi filoni:

  • un primo gruppo comprende i crediti derivanti dai bonus legati alle attività edilizie, che hanno avuto un fortissimo balzo in avanti negli ultimi anni per via dell’operazione Superbonus;
  • un secondo gruppo è invece rappresentato dai crediti “classici” ovvero quelli derivanti dall’IVA, dall’IRES e dall’IRAP.

Vediamoli nel dettaglio.

2.2. I crediti derivanti da bonus edilizi

Un paniere molto elevato di crediti in capo alle imprese riguarda i crediti derivanti dai bonus edilizi, frutto della politica volta a favorire gli interventi edilizi, appunto, garantendo alcuni bonus più o meno elevati a fronte di ristrutturazioni, efficientamento, adeguamento sismico di edifici residenziali.

Solo per quanto riguarda il superbonus (la misura che permette di abbattere il 10 per cento in più della spesa sostenuta maturandone il relativo credito) si stima che siano stati immessi sul mercato italiano crediti per un valore che supera i 30 miliardi di euro. La situazione si è complicata a cavallo fra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 con quello che è stato chiamato “credito incagliato” ovvero l’impossibilità di cedere il credito agli operatori qualificati, che avevano già raggiunto il plafond totale di acquisizione. Di fatto questi crediti sono passati dal beneficiario diretto (il cittadino che ha svolto i lavori edili sulla propria abitazione) all’impresa o alle imprese che tali lavori li hanno eseguiti, attraverso la formula dello “sconto in fattura”. Tale formula prevedeva l’abbattimento del costo dei lavori per una quota pari al credito maturato con i lavori stessi. In moltissimi casi, anche per il vantaggio fiscale, le imprese si sono accollate l’intero costo dei lavori, portando su di sé l’equivalente di tale costo in termini di credito d’imposta, maggiorato del 10 per cento come prevede la normativa di riferimento. La problematica legata ai bonus derivanti da attività edilizie è tutta insita in questa situazione: migliaia di imprese hanno acquisito quote di bonus molto maggiori alla loro capienza fiscale a fronte di un mercato di acquisto che si è improvvisamente fermato, non permettendo di valorizzare tali crediti e lasciando le imprese in una forte situazione di difficoltà.

2.3. I crediti derivanti da IVA, IRES, IRAP

L’altra categoria di crediti è quella che matura per le imprese rispetto a IVA, IRES e IRAP. Nella maggior parte dei casi si tratta di differenze che sviluppano crediti: se un’azienda ha, ad esempio, versato più IVA di quella incassata, maturerà un credito IVA pari alla differenza. Così anche nel caso di un’azienda che ha fatto più investimenti che ricavi, e che quindi ha maturato un credito. Tali crediti, normalmente, vengono compensati attraverso tutte quelle incombenze debitorie nei confronti dello Stato che un’azienda ha. E se la propria capienza fiscale lo consente, questa è una buona via da seguire. Ma se la capienza fiscale è minore del credito maturato (e quindi l’azienda rischia di perdere in parte il beneficio) oppure se l’azienda ha bisogno di liquidità per altri motivi, allora la cessione del credito è la formula più adeguata da considerare, per gli innumerevoli vantaggi che porta con sé, come descritto in precedenza.

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3. Il quadro normativo di riferimento

La normativa di riferimento sulla cessione del credito è frutto di una serie di fonti differenti e fra loro complementari: si va dal codice civile, alla legislazione tributaria, alle specifiche, attraverso circolari, della Agenzia delle entrate, fino alle leggi di bilancio e i decreti che hanno accompagnato la “questione bonus” soprattutto negli ultimi anni e negli ultimi mesi.

Nella normativa generale si specificano le figure che entrano in scena in caso di cessione del credito. Nel nostro caso si tratta del cedente, ovvero colui che cede il credito a un altro soggetto, il cessionario, ovvero colui che acquisisce il credito e lo gestisce (solitamente si tratta di un istituto di credito o di un player finanziario).
SA Finance si innesca in questo meccanismo mettendo in campo l’attività di mediazione fra il cedente e il cessionario.

Negli ultimi anni, anche in seguito all’esigenza di maggiore liquidità da parte delle imprese, unita alla proliferazione dei crediti fiscali ad esse erogati, la necessità di avere un quadro definito della cessione del credito ha portato la disciplina normativa a perfezionarsi. Ovviamente la normativa funziona in maniera diversa rispetto alla natura del credito che si intende cedere.

Nel caso dei crediti di IRES, IRAP, IVA e addizionali, la normativa stabilisce che alla base ci debba essere la richiesta di rimborso da parte del cedente, che assegna la titolarità del credito. Ma è anche possibile cedere un credito “futuro” che avrà però efficacia soltanto a fronte della richiesta di rimborso, ma sarà comunque un atto legale e vincolante anche in precedenza, fra le parti. La cessione di un credito avviene attraverso la stipula di un semplice contratto, nel quale devono essere indicati obbligatoriamente: le parti contraenti, l’oggetto, l’importo del credito, l’obbligo di notifica della cessione. Si tratta di un atto pubblico (in alternativa una scrittura privata autenticata) a fronte del quale l’Agenzia delle entrate erogherà il rimborso al soggetto cessionario. Ben si evince da questa normativa, che il credito rappresenta un prodotto vero e proprio, oggetto di una vendita (cessione) attraverso la formulazione di un rapporto contrattuale. È importante specificare, cambiando tipologia di crediti, che è vietata la cessione di crediti che derivino da agevolazioni concesse alle imprese (ad esempio credito d’imposta per la ricerca e lo sviluppo, crediti d’imposta legati a particolari situazioni territoriali nelle quali l’impresa opera…). Su questo insistono delle eccezioni, ovvero quelle ad esempio che riguardarono i molti crediti d’imposta erogati per l’emergenza Covid.

Per quanto, invece, attiene la cessione dei crediti derivanti da bonus edilizi, la normativa prevede che i titolari di tali crediti possano procedere alla cessione, al posto della detrazione diretta. In questo caso il cedente dovrà comunicare la cessione all’agenzia delle entrate, mentre il cessionario dovrà a sua volta accettarlo. Tali crediti (quelli derivanti dal settore edilizio e dai relativi bonus) possono poi essere utilizzati in compensazione, con una ripartizione identica a quella di base (ovvero quella caratterizzante il credito originario). Qualora la quota non venga esaurita durante l’annualità di riferimento, a differenza di altri crediti che hanno una caratteristica di “trasporto” agli anni successivi, il credito derivante da bonus edilizi viene sostanzialmente perso dall’azienda (nella quota eccedente la capienza fiscale della stessa). Questi elementi avvalorano a maggior ragione la convenienza di un’impresa che ha su di sé una quota importante di crediti acquisiti dai clienti, a cedere quei crediti ad un player finanziario (istituto di credito, piattaforma FIN TECH), oppure a un fondo di investimento o una grande impresa, ottenendo liquidità immediata e togliendosi ogni preoccupazione per la (come visto, non semplice) gestione del credito.

Di recente la materia normativa, proprio per andare a porre una situazione di rimedio al tema dei “crediti incagliati”, è stata ulteriormente ampliata con la legge dell’11 aprile 2023 (numero 38) in vigore dal giorno successivo. Fra le novità più rilevanti di quest’ultimo passaggio normativo si sottolinea l’autorizzazione a banche e intermediari finanziari di utilizzare i crediti per sottoscrivere buoni del tesoro (con scadenza non inferiore ai 10 anni). Non solo: sempre la stessa normativa ha di fatto bloccato l’operazione di “sconto in fattura”: dal febbraio 2023 non è più possibile applicare sconti ai privati per l’esecuzione dei lavori a fronte della cessione del credito (valevole per tutte le situazioni oggetto di bonus edilizi).

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4. Come SA Finance può aiutare un’azienda

SA Finance è un player del mondo della consulenza aziendale specializzato sul reperimento di contributi e agevolazioni per le imprese (attraverso la sua costola “agevola”), ma anche sulla mediazione creditizia, settore nel quale opera fin dalla sua genesi. Questa specifica mansione, esercitata nell’ambito del perimetro legislativo con iscrizione all’OAM, l’organismo che riunisce agenti di attività finanziaria e mediatori creditizi, pone l’azienda sul mercato come soggetto di riferimento per le imprese che hanno bisogno di supporto, consulenza e indirizzo nella difficile attività legata al districarsi nell’ambito della cessione del credito.

L’attività di SA Finance in questo specifico settore è ancora più strategica per un’impresa, proprio perché sul “piatto” ci sono centinaia di azioni possibili e non tutte sono convenienti. La carta che permette di giocare la partita più conveniente, infatti, è quella di una consulenza in grado di raffrontare l’esigenza dell’impresa che ha in sé il credito, con le opportunità di un mercato sempre più in evoluzione e sempre più contraddistinto da variazioni repentine e spesso destabilizzanti. Conoscere a fondo questo mercato e avere instaurato rapporti di collaborazione e fiducia con i principali player che vi operano (scegliendoli anche e soprattutto in funzione dell’affidabilità, dell’onestà e della serietà) rappresenta il primissimo valore aggiunto che SA Finance può vantare nei confronti delle imprese italiane che hanno maturato la scelta di cedere il proprio credito fiscale. In linea di massima, portando in dote questo grande valore, ovvero la serietà alla base dei rapporti e delle convenzioni in essere con i player del mercato finanziario, SA Finance aiuta le imprese a vendere il proprio credito fiscale, accompagnandole verso il soggetto maggiormente vantaggioso rispetto alle loro aspettative. Non si tratta di un semplice contatto, ma di un vero e proprio affiancamento che parte dall’analisi dell’esigenza dell’impresa e arriva fino al supporto operativo nell’istruttoria della pratica.

L’attività di SA Finance a favore delle imprese nell’ambito della cessione del credito può essere sintetizzata in 4 passaggi chiave:

  • La certificazione del credito: abbiamo detto che il credito non ha bisogno di alcuna garanzia, perché è già di per sé garantito, ma esiste alla base un’attività di certificazione, ovvero di verifica delle caratteristiche del credito, soprattutto rispetto al fatto che tale credito non sia in qualche modo prescritto, ma mantenga ogni sua caratteristica funzionale. SA Finance svolge come primissimo passaggio questo tipo di attività.
  • La prefattibilità gratuita: in un arco temporale di non più di 48 ore, SA Finance garantisce la prefattibilità gratuita dell’operazione. Anche sulla questione dei crediti legati ai bonus edilizi, che sono quelli più complicati da analizzare. SA Finance in questo caso analizza ogni caratteristica del credito nel cassetto fiscale, valuta il plafond sui cantieri in essere rapportati al merito creditizio delle imprese.
  • L’individuazione del canale migliore e più conveniente al quale proporre il credito dell’azienda cedente. In questo caso la rosa di potenziali acquirenti si compone di istituti di credito, player del mondo FIN TECH, fondi di investimento, aziende di grosse dimensioni che hanno molti vantaggi dall’acquisizione dei crediti.
  • L’avvio e lo sviluppo del processo della pratica: SA Finance, per conto dell’azienda cliente, carica tutta l documentazione, la certifica e accompagna l’azienda cliente fino alla fase di liquidazione del credito ceduto.

Come immediato estrapolare da questi quattro passaggi, SA Finance si propone come vero e proprio soggetto esecutore dell’operazione, affiancando l’impresa cedente in ogni passaggio, dall’analisi dell’esigenza iniziale, alla verifica della liquidazione. L’ampia rosa dei soggetti con cui SA Finance lavora da ormai molti anni, rappresenta una solida garanzia rispetto all’esigenza di ottenere le condizioni migliori presenti sul mercato nel momento specifico. Uno dei vantaggi più importanti e significativi di appoggiarsi a una società come SA Finance è la poliedricità delle opportunità che essa può offrire a un’impresa per la cessione del credito: dal mondo classico e più istituzionale degli istituti di credito tradizionali, al moderno (ma ormai consolidato) mondo della piattaforme FIN TECH e delle banche virtuali, ai fondi di investimento, alle grandi imprese che acquisiscono i crediti altrui.

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