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Pnrr: 149 bandi per 56 miliardi

A maggio gli obiettivi per la spending 2023-25.

Fin qui, la macchina del Pnrr ha fatto partire 149 bandi per un valore complessivo che si avvicina ai 56 miliardi. Fra questi, 60 sono ancora aperti e “muovono” 40 miliardi. Il tutto in un anno che dopo i 51 obiettivi del 2021 legati alla rata da 24 miliardi, vede in agenda 100 nuovi target (45 per i primi sei mesi, a cui sono collegati altri 20,1 miliardi) in un panorama in cui cresce il peso degli obiettivi quantitativi (17 contro i 2 dell’anno scorso) e le riforme mantengono il centro della scena con le nuove regole attese su appalti, carriera dei docenti e ripensamento della sanità territoriale.

A maggio è atteso il primo Dpcm con gli obiettivi di spesa 2023-25 per ogni Ministero: mossa destinata a rivelarsi determinante in vista di una manovra 2023 che arriverà alla vigilia delle elezioni (salvo inciampi), ricca di richieste ma povera di risorse nella probabile assenza di spazi di deficit aggiuntivo.

La complessità dell’architettura del Recovery si innerva in tutti i rami della Pubblica Amministrazione, centrale e locale.
La geografia delle risorse al momento riserva al Mezzogiorno il 45% dei fondi che hanno una destinazione territoriale, superando quindi con un buon margine la clausola del 40% fissata per rafforzare gli sforzi di coesione territoriale. Il problema sono i rischi di inattuazione.

Proprio per provare a contenere i rischi gli investimenti del piano muovono una sorta di doppia onda. La prima è rappresentata dai progetti già presenti nella legislazione precedente e poi finanziati con le risorse del Pnrr e del fondo complementare. La seconda è quella dei progetti nuovi. La prima, che vale 51 miliardi in tutto, domina la fase d’avvio e resta prevalente anche quest’anno, per lasciare progressivamente spazio alla seconda negli anni successivi.
Su questo impianto domina la variabile del caro-energia.

Si ridimensiona definitivamente invece l’altra variabile, sul ricalcolo dei fondi a giugno in base all’evoluzione dei dati sull’economia 2020-2021. La crescita più brillante del previsto realizzata in Italia l’anno scorso (+6,5%) dovrebbe portare a una riduzione di 200 milioni nella quota italiana: poco più dell’1 per mille delle risorse indirizzate a Roma.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

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