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Decreto 5.0, altri ritardi

Ancora una volta, l’approvazione del nuovo decreto legge Pnrr slitta nel suo passaggio al Consiglio dei Ministri, il quale deve dare attuazione alla revisione del Piano approvata alla fine di novembre.

Questa revisione include la gestione delle coperture dei 21,4 miliardi di euro rimodulati e il dettaglio dei fondi sostitutivi per i circa 13 miliardi di euro di progetti che sono stati definanziati.

Le coperture, oggetto di un acceso confronto nelle scorse settimane tra il Ministro Raffaele Fitto e il Ministero dell’Economia, rimangono ancora uno dei principali problemi da risolvere, insieme al dossier del piano Transizione 5.0. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sta ancora lavorando per risolvere le criticità sollevate dagli esperti del Ministero dell’Economia riguardanti il pacchetto da 6,3 miliardi di euro che mira ad incentivare gli investimenti fino al 2025 in beni digitali ad alta efficienza energetica. Il disallineamento tra cassa e competenza ha creato uno squilibrio che si sta cercando di risolvere. Tra le possibili soluzioni, c’è l’ipotesi di modificare i tempi di fruizione dei crediti d’imposta, estendendoli almeno in parte oltre il 2025. Tuttavia, questa opzione potrebbe ridurre l’intensità del beneficio fiscale per le imprese e non ha ancora ricevuto l’approvazione definitiva dalla Ragioneria generale.

Per quanto riguarda il settore della giustizia, sembra che si stia allontanando l’ipotesi del governo di procedere con un bando straordinario riservato ai magistrati onorari per potenziare le strutture che stanno affrontando difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’arretrato stabiliti nel Pnrr. Questa proposta ha incontrato una netta opposizione da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM). Tuttavia, qualche giorno aggiuntivo sarà utile per perfezionare tutte le norme in fase di elaborazione, inclusi gli incentivi economici e non, per gli uffici giudiziari.

Il Ministro Fitto ha ribadito l’importanza di agire con calma e precisione, adottando un approccio di consultazione preventiva con tutti gli attori coinvolti. Tuttavia, il ritardo nell’emissione del provvedimento sta aumentando l’irritazione degli attori coinvolti, a causa di un significativo rallentamento nei pagamenti relativi ai lavori. Questo stallo ostacola l’attuazione del Piano rimodulato e non offre rassicurazioni a coloro i quali si sono visti esclusi dal Pnrr senza avere certezze sui finanziamenti alternativi. Tuttavia, c’è un punto positivo: il Decreto legge Pnrr dovrebbe includere una clausola di responsabilità sulla spesa, come annunciato da Fitto, ma in una forma molto più mitigata. Ai soggetti coinvolti sarà richiesto solamente di impegnarsi a rispettare i tempi previsti nel cronoprogramma, senza sanzioni esplicite in caso di mancato rispetto.

Un campanello d’allarme sull’impatto complessivo del pacchetto europeo da 800 miliardi di euro del Next Generation EU è stato suonato recentemente dal Financial Times. Secondo il quotidiano britannico, le stime della Commissione europea del 2020, secondo le quali il Recovery avrebbe aggiunto in media un +1,9% alla crescita dell’UE già nel 2022, sono state clamorosamente smentite: la revisione attesa dovrebbe certificare un incremento di appena lo 0,4%. Tuttavia, come sottolineato dal Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni, l’impatto della guerra in Ucraina ha influenzato la performance del Fondo per la ripresa e la resilienza e il contesto economico generale. In questo senso, i Piani nazionali hanno contribuito ad aumentare il rapporto tra investimenti pubblici e prodotto interno lordo, salito dal 3% nel 2019 al 3,2% nel 2022.

La relazione semestrale sullo stato di attuazione del Piano, che Fitto presenterà alla cabina di regia convocata a Palazzo Chigi con Ministri, Regioni, Anci e Upi, offrirà finalmente una panoramica sull’andamento del Piano italiano e, soprattutto, sul tasso di avanzamento della spesa effettiva delle risorse comunitarie destinate all’Italia, che ammontano a 194,4 miliardi di euro.

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