Challenger Bank e Mediatore Creditizio: la Nuova frontiera della finanza digitale tra opportunità e consulenza
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ApprofondisciL’export proveniente dalle imprese bresciane ha fissato un nuovo record nel 2022, raggiungendo un valore di 22,3 miliardi di euro, il che rappresenta una crescita del 17,7% rispetto al 2021.
Questo risultato è stato influenzato in modo significativo dai livelli elevati dei prezzi delle materie prime e dell’energia industriale. Tuttavia, al netto dell’inflazione, i dati confermano le caratteristiche di dinamismo e di capacità di adattamento al mercato della manifattura bresciana, caratterizzata da un sistema di imprese che si distinguono per tradizione, cultura, qualità dei prodotti e innovazione. Sono le caratteristiche hanno permesso ai marchi bresciani di diffondersi in tutto il mondo.
I dati forniti dall’Istat e elaborati dai centri studi di Confindustria Brescia e Confapi Brescia sono inequivocabili e dimostrano una crescita costante anche nel quarto trimestre del 2022, sebbene con uno slancio meno intenso. L’export bresciano ha registrato un aumento del 8,3%, pari a 5.445 milioni di euro nel quarto trimestre, il miglior risultato in termini monetari dall’inizio della serie storica.
Anche le importazioni hanno registrato un forte aumento, passando dai 11,5 miliardi di euro del 2021 ai 14,3 miliardi di euro del 2022 (+24,4%). Nonostante ciò, il saldo commerciale rimane positivo, attestandosi a circa 8 miliardi di euro (+7,3% rispetto al 2021).
Secondo Confindustria Brescia, sebbene l’aumento dei prezzi delle materie prime abbia avuto un impatto sulle dinamiche dell’export bresciano, è altrettanto vero che il sistema produttivo continua a dimostrarsi estremamente competitivo a livello internazionale grazie alla sua capacità di innovare e al suo know-how. Inoltre, il deprezzamento dell’euro nei confronti delle principali valute estere, in particolare il dollaro, ha favorito le vendite al di fuori del Vecchio Continente.
Nonostante le molte incertezze che gravano sui mercati, tra cui i recenti avvenimenti legati al mercato finanziario USA, il conflitto in corso tra Russia e Ucraina e la nuova fase di rialzi dei tassi di interesse, la soddisfazione per i risultati dell’export bresciano è palpabile.
Tuttavia, fa rilevare Confapi Brescia, è necessario fare una riflessione profonda in merito alla situazione attuale. Nonostante molte aziende abbiano chiuso il 2022 con numeri positivi, questi sono in parte condizionati dall’inflazione e dall’aumento delle importazioni. Confapi crede che sia necessario mettere in atto azioni concrete per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche esterne, una problematica che non può più essere rimandata.
Secondo l’Istat, Brescia si trova tra le province che registrano le performance più positive insieme ad altre province italiane come Milano, Ascoli Piceno, Torino, Siracusa, Cagliari, Vicenza, Bergamo, Modena e Firenze.
Tuttavia, la crescita delle esportazioni bresciane nel periodo tra ottobre e dicembre del 2022 (+8,3%) risulta essere inferiore rispetto a quella registrata in Lombardia (+15,3%) e in Italia (+16,6%). Inoltre, per quanto riguarda l’intero anno 2022, la dinamica dell’export bresciano (+17,7%) sembra essere diversa rispetto ai dati rilevati a livello regionale (+19,1%) e nazionale (+20%).
Tra i beni esportati, i prodotti alimentari (+24%), della metallurgia (+23,7%) e tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+20,8%) sono quelli che hanno registrato la maggiore dinamicità nel 2022. Tuttavia, nel periodo finale dell’anno, si è verificata una flessione delle esportazioni di prodotti della metallurgia (-4,1%), una situazione che può essere giustificata dalla contrazione generalizzata delle quotazioni dei metalli industriali rispetto al 2021.
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, la crescita è diffusa e le dinamiche più intense riguardano la Germania (+20,9%), gli Stati Uniti (+29,4%), il Brasile (+35,8%) e l’India (+56,1%). Tuttavia, le vendite verso Russia (-8,7%) e Cina (-18,2%) sono diminuite. Nel periodo di ottobre-dicembre, le vendite verso la Germania sono aumentate solo del 3,3% rispetto all’8,3% complessivo, un calo attribuibile al rallentamento dell’economia tedesca.
(fonte: Giornale di Brescia)
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