L’aumento dei costi di energia e gas: come abbattere l’impatto sulle aziende

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1. La situazione attuale

Basta partire da due dati (fonte ARERA e CONFCOMMERCIO) per capire come due fattori su tutti stanno intervenendo nell’aumento e nell’andamento altalenante dei costi di energia e gas. Tra maggio 2020 (quando stava terminando la fase più critica della pandemia) e marzo 2022, a poche settimane dall’inizio della guerra in Ucraina, il PUN, ovvero il prezzo medio dell’energia è aumentato di quasi 15 volte. Sul fronte Gas non è andata molto meglio: dal terzo trimestre 2020 al terzo trimestre 2022, il prezzo del gas naturale è più che raddoppiato. E la crisi internazionale, che ha avuto al centro proprio il prezzo del gas, non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. La situazione si è leggermente attenuata nell’estate 2022, ma l’altalena dei prezzi continua a pesare come una spada di Damocle sulla testa di tutte le imprese italiane (ed europee in generale). E si tratta di un problema più che serio, perché questi aumenti si ripercuotono su tutti i passaggi della filiera, fino al consumatore finale e su tutti i generi, dagli alimentari all’automotive, dai servizi ai beni. Di fronte a questa situazione, che non vede a breve soluzioni strutturali, i governi degli Stati che risultano maggiormente colpiti dagli aumenti hanno messo in campo alcuni correttivi indirizzati alle imprese per cercare di limitare l’impatto sull’andamento economico delle imprese stesse e per cercare di non far gravare troppo questa situazione sulla capacità competitiva delle imprese. Ma il prezzo in aumento dell’energia, ad esempio, evidenzia delle palesi contraddizioni. L’anergia che viene distribuita in Italia, infatti, soltanto al 40 per cento è prodotta utilizzando gas, mentre il restante 60 per cento è prodotto da fonti alternative e rinnovabili. Tuttavia l’aumento del gas grava sul 100 per cento dell’energia, provocando aumenti a volte non totalmente giustificati. La materia è comunque di difficile comprensione e definizione, basti pensare che il prezzo del gas viene definito dalla borsa di un solo stato europeo, l’Olanda, che non rappresenta nemmeno la borsa principale della UE. In mezzo a queste contraddizioni, i Governi italiani hanno ideato alcuni correttivi più per far fronte a una situazione contingente, che non per risolvere una problematica di per sé, non mutando la situazione di tensioni internazionali, irrisolvibile.

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2. Gli interventi statali in generale

Lo Stato italiano ha adottato soprattutto strategie che si concentrano sulla concessione di crediti d’imposta alle imprese che stanno subendo forti rincari energetici e relativi al gas. In linea generale, e dopo gli aggiornamenti previsti dalla Legge di Bilancio 2023 (in vigore dal 1° gennaio), alle imprese a forte consumo di energia elettrica, ovvero quelle considerate imprese energivore (sono circa 3000 in Italia e sono quelle che hanno un consumo medio annuo pari almeno a 1 GWh/anno) è riconosciuto un credito d’imposta che varia dal 20 al 45 per cento delle spese sostenute per l’acquisto di energia elettrica, per i primi tre trimestri, per il periodo ottobre/novembre e dicembre del 2022, e per il primo trimestre 2023. Cambiando “fornitura”, alle imprese a forte consumo di gas naturale, ovvero quelle gasivore (quelle che hanno un consumo pari almeno a 94.582 Sm3 /anno) è riconosciuto un credito d’imposta che va dal 10 al 45 per cento delle spese sostenute per l’acquisto di gas naturale, per i primi tre trimestri e per il periodo ottobre/novembre e dicembre del 2022, e per il primo trimestre 2023. Alle altre imprese, non energivore, è riconosciuto un credito d’imposta che va dal 15 al 35 per cento delle spese sostenute per l’acquisto di energia elettrica, per il secondo e terzo trimestre per il periodo ottobre/novembre e dicembre del 2022, e per il primo trimestre 2023. Così anche per il gas naturale: alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale, è riconosciuto un credito d’imposta dal 25 al 45 per cento delle spese sostenute per l’acquisto di gas naturale, per il secondo e terzo trimestre e per il periodo ottobre/novembre e dicembre del 2022, e per il primo trimestre 2023. E’ importante sottolineare che il credito d’imposta si ottiene con la presentazione del bilancio dell’azienda, nei tempi stabiliti dalla normativa. E’ tuttavia importante che alla dichiarazione sia allegato un calcolo approfondito degli extra costi dell’energia e del gas al fine di calcolare con precisione il credito d’imposta spettante.

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3. Gli interventi statali in dettaglio

Ecco quindi il dettaglio degli interventi statali in materia di credito d’imposta per le imprese relativi al maggior costo sostenuto per le forniture di gas e energia elettrica.

3.1 Imprese energivore

Per le imprese energivore che acquistano energia elettrica, relativamente al terzo trimestre 2022, lo Stato riconosce un credito d’imposta pari al 25 per cento a patto che il costo della componente dell’energia elettrica (calcolato sulla media del secondo trimestre 2022) sia aumentato almeno del 30 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019. La percentuale del credito d’imposta aumenta al 40 per cento per quanto riguarda il periodo ottobre-novembre e dicembre 2022 (il paragone per calcolare l’aumento è nei confronti del terzo trimestre 2022) e al 45% per il primo trimestre 2022 (il paragone si fa con la media del quarto trimestre 2022).

3.2 Imprese gasivore

Per le imprese gasivore, relativamente al terzo trimestre 2022, lo Stato riconosce un credito d’imposta pari al 25 per cento sul costo del gas naturale a patto che il costo sostenuto in media nel secondo trimestre 2022 dall’azienda sia aumentato almeno del 30 per cento rispetto al costo sostenuto nello stesso periodo del 2019. La percentuale di credito d’imposta aumenta al 40 per cento per i periodi ottobre-novembre e dicembre 2022 (in questo caso il paragone si fa fra il costo del terzo trimestre 2022 e lo stesso periodo del 2019). Per quanto riguarda, invece, il primo trimestre 2023, il credito d’imposta è al 45 per cento e il paragone per calcolare il prezzo è fra il quarto trimestre 2022 e lo stesso periodo 2019 (sempre almeno il 30 per cento in più).

3.3 Imprese non energivore

Per le imprese non energivore, ovvero quelle che hanno un significativo consumo di energia, ma inferiore alla soglia delle energivore, lo Stato accorda un credito d’imposta del 15 per cento sul terzo trimestre 2022 (contatore maggiore o uguale a 16.5 kWh) a patto che i costi per la componente energia, paragonando secondo trimestre 2022 e stesso periodo 2019 siano aumentati almeno del 30 per cento. Per le stesse aziende (ma con contatore maggiore o uguale a 4.5 kWh) e per i periodi ottobre-novembre e dicembre 2022, il credito passa al 30 per cento e il parametro del calcolo per definire l’aumento di almeno il 30 per cento consiste nel paragone fra la media del terzo trimestre 2022 e lo stesso periodo del 2019. Sempre per le aziende non energivore ma con contatore maggiore o uguale a 4.5 kWh, il credito per i primi tre mesi del 2023 aumenta al 35 per cento, a patto che i costi dell’energia del quarto trimestre 2022 risultino almeno aumentati del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019.

3.4 Le imprese non gasivore

Per le imprese non gasivore che hanno subito aumenti per il costo del gas naturale, lo Stato riconosce un credito d’imposta del 25 per cento per il terzo trimestre 2022 a patto che la media del costo relativa al primo trimestre 2022 sia almeno il 30 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Il 40 per cento di credito d’imposta vale invece sui periodi ottobre-novembre e dicembre 2022, paragonando, per calcolare il maggiore esborso di almeno il 30 per cento, il prezzo medio del terzo trimestre 2022 e quello dello stesso periodo del 2019. Capitolo a parte il primo trimestre 2023: in questo caso il credito d’imposta raggiunge il 45 per cento, purché l’impresa abbia speso almeno il 30 per cento in più mettendo in relazione il prezzo medio pagato per il gas nel terzo trimestre 2022 e quello pagato nello stesso periodo del 2019.

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4. Come utilizzare i crediti d'imposta

Le imprese che risultano beneficiarie del credito d’imposta, secondo quanto indicato nelle sezioni in precedenza, possono utilizzare tali crediti in compensazione con tutti i modelli F24, semplicemente inserendo uno dei codici tributo appositi nella sezione erario del modello (colonna “importi a credito compensati”). Importante sottolineare che per utilizzare il credito in compensazione, il modello deve essere presentato esclusivamente tramite i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate. I crediti relativi al terzo trimestre 2022, i crediti relativi al periodo ottobre-novembre 2022 e a dicembre 2022 possono essere utilizzati fino al 30 settembre 2023. Verrà definita in seguito dall’Agenzia delle Entrate la scadenza per utilizzare i crediti relativi al primo trimestre 2023. Esiste anche la possibilità di non utilizzare il credito in compensazione, ma di cederlo. Se un’impresa sceglie questa via, sarà tenuta a inviare telematicamente all’Agenzia delle entrate la comunicazione della cessione del credito. Coloro che acquistano il credito potranno utilizzarlo in compensazione (tramite modello F24) oppure cederlo ulteriormente. I beneficiari dei crediti d’imposta sono inoltre tenuti ad inviare (pena il decadimento dell’agevolazione) un’apposita comunicazione all’Agenzia delle entrate sull’importo del credito maturato.

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5. Le garanzie statali ai finanziamenti per l'extra costo dell'energia

Le imprese italiane, per fare fronte all’aumento dei costi energetici e di gas, in molti casi hanno dovuto accendere dei finanziamenti per il circolante, al fine di non mettere a rischio la stabilità finanziaria delle imprese stesse. Lo Stato, al corrente di questa situazione, in particolare il Fondo di Garanzia per le PMI, è venuto incontro alle imprese concedendo garanzie specifiche al finanziamento. In particolare, per finanziamenti successivi al 24 novembre 2022, destinati a copertura dei costi d’esercizio per il pagamento delle fatture per consumi energetici (ottobre, novembre e dicembre 2022), è stata concessa una garanzia gratuita con copertura fino all’80 per cento del finanziamento con soglia massima di finanziamento garantito a 25 milioni di euro. L’agevolazione è soggetta ad assegnazione previa domanda, fino ad esaurimento dei fondi disponibili. Sulla stessa necessità è intervenuta anche SACE, società di proprietà della cassa depositi rivolgendosi anch’essa alle PMI, ovvero alle piccole e medie imprese dello Stivale, con una garanzia concessa a titolo gratuito e fino all’80 per cento del valore del finanziamento (soglia massima 25 milioni di euro). In questo caso le banche che concedono il finanziamento dovranno dimostrare di averlo fatto a condizioni economiche di favore.

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